Coronavirus, il coraggio di fidarsi

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A cura di Francesca Lauro, consulente finanziario di Sant’Agnello

Cosa ci vuole per ammettere di aver paura?! E cosa serve, invece, per vincerla?

Coraggio nel primo caso e Fiducia nel secondo.

Passeggiando per le stradine di Sorrento in questo fine settimana mi sembra di ritrovare il ritratto della cittadina dell’epoca che fu: più giardini d’arancio che auto in fila (banalmente). In effetti già al risveglio, in queste ultime mattine, noto un’ insolita calma intorno al perimetro di casa mia: è una zona molto battuta, essendo da un lato prossima al mare e dall’altro polo attorniata da meravigliosi Hotel di lusso. Avverto una sorta di “Caos Calmo” intorno a me.

 

All’alba invio un messaggio a mio fratello minore, Fulvio;  vive a Roma e oggi compie 40 anni. Avrei dovuto raggiungerlo per festeggiare con lui ed con il resto della famiglia che si sarebbe mossa dagli “Appennini alle Ande”: noi dalla penisola sorrentina, cugini e zii da Treviso. Invece no. Sono stati disdetti treni, alberghi e cene al ristorante.

Verrà giù lui…perché, almeno in apparenza, un luogo più piccolo sembra accompagnarsi sempre all’idea di “più sicuro”. Nulla di più equivoco in una circostanza particolare come questa; pensate, vivo in un Comune che ha come sua prima voce di bilancio il Turismo (Internazionale). 

Sono le 9:22 di lunedì 24 Febbraio. Appena 20 minuti fa la Borsa di Milano ha aperto le contrattazioni giornaliere con – 4 qualcosa %,…non scorro nemmeno i decimali con lo sguardo. Penso fra me e me: è ovvio, è più che “normale” che si parta così stamattina!

La paura che arma l’Italia

La Paura è la cosa più naturale che si possa avvertire in un momento come questo.

In fondo in meno di 48h il pallottoliere dei “Sommersi e dei Salvati” ha cominciato a girare all’impazzata anche in Italia, in fondo abbiamo solo una parte del Paese in assetto da guerra, tutto sommato è solo accaduto che il Polmone Finanziario d’Italia sia stato blindato e messo a sedere quando invece è abituato a galoppare e noi a salirci in sella.

Adesso tocca a me. Mi armo di coraggio e di fiducia.

Perché dovrei NON avere paura anche io, come tutti? Solo perché sono un Consulente Finanziario e “per contratto” sarebbe sconveniente che anche io ne avessi?

Invece ne ho. Ne ho anche io. Questa situazione preoccupa anche me.

Ma non è il DNA di un virus a noi (ancora) sconosciuto che metterà a soqquadro le mie emozioni stamattina.

Temo altro. Temo che l’opera di tessitura della Fiducia che, con passo lento e paziente, intreccia la trama delle relazioni tra le persone possa tornare ora a strapparsi in più punti; temo che la preoccupazione per il futuro (che è incerto per sua natura) monti in queste ore come le onde increspate del mare ed offuschi un cielo pennellato comunque anche di sereno.

Temo che in questo momento le persone (nessuna esclusa) sentano Sì le notizie, ma non le ascoltino.

Temo che guardino “senza vedere” ciò che è opportuno.

Perché a volte accade davvero che
§ L’essenziale diventi invisibile agli occhi § [cit.]

Le persone contagiate da Coronavirus e che guariscono dall’infezione sorpassano al galoppo quelle che si ammalano e, ahimè, cedono il passo. Se poi in merito a queste ultime si aggiunge che, come ci fanno sapere, si tratterebbe di casi sanitari con condizioni pregresse e già compromesse, dovrebbe apparire evidente che abbiamo delle chiare evidenze, ne abbiamo traccia ma non le comprendiamo. Non registriamo “il dato”.

La nostra sala emotiva lancia segnali di tipo diverso. Nonostante dunque ci siano notizie rassicuranti (quali il numero delle persone già guarite in proporzione a quelle infette)  e siano già in circolo da giorni, la paura si sta diffondendo ad una velocità decisamente più ampia. Nonostante questi dati di assoluto conforto provino ad entrare in corsia come negli innesti autostradali, cercando un interstizio per inserirsi a beneficio di aria buona che sappia curare l’ansia.

Ma si fa fatica a farsi raggiungere.

A faticare è soprattutto un certo tipo di Stampa “Minore”, con la “M” Maiuscola,  che tenta di portare avanti l’altro tema (meno eccentrico): quello della fiducia, appunto.

Allora di cosa in fondo ho paura io? Della vera Malattia del Secolo, di cui siamo tutti un po’ affetti, chi più chi meno.

Della Paura, io ho paura.

Però so anche che dell’unico vaccino utile, dal risultato assoluto, certo, pieno e senza scadenze io ne sono in possesso. E non è quello nei laboratori australiani in questi giorni. E’ quello già in circolo dalla notte dei tempi e, soprattutto, è universalmente distribuito. Va solo attivato. Riconosciuto. Il dosaggio è discrezionale.

La Paura si cura con la Fiducia.

Là dove l’Una strappa, l’Altra ricuce. Ora capisco perché la mia adorata nonna paterna insistesse tanto affinché io conservassi insieme a tutte le altre perfino quello che è poi diventato il mio preferito: delle tante lenzuola che rappresentano il mio corredo, lascito imprescindibile della generazione che mi precede,  ce n’è uno a cui sono oggi visceralmente legata. E’ l’unico con qualche punto di sutura (mia nonna adorava cucire).

E’ diventato nel tempo la mia coperta di Linus, perché è l’unico che resiste intatto nel tempo e a dispetto di ogni successivo lavaggio: gli strappi del passato sono diventati i suoi maggiori punti di Forza, proprio come diceva Nonna Lina.

 

 

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