Giovani e pensioni: si fa presto a dire “risparmio”

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Articolo di Maria Fiore, consulente finanziario di Salerno

L’allungamento della aspettativa di vita, la riduzione delle nascite, il ritardo dei giovani nell’accedere al mondo del lavoro e le crisi nell’economia reale, hanno inciso particolarmente sul sistema pensionistico obbligatorio rendendolo inefficiente a garantire un adeguato tenore di vita futuro alla popolazione attiva.

Il criterio della “ripartizione”, dove i contributi di tutti i lavoratori servono a pagare le pensioni di tutti i pensionati, infatti non è più sostenibile in un quadro come quello attuale dove si assiste a contrazioni strutturali del mercato del lavoro, dovute in parte alla nascita di nuove tipologie contrattuali ma anche ai cambiamenti ed alle evoluzioni dell’industria pubblica, privata e del lavoro autonomo. Rispetto al secolo scorso, infatti, si approccia più tardi al lavoro, in molti casi con esperienze spot ed intermittenti, riuscendo a versare meno contributi lavorativi da utilizzare per le pensioni di oggi ma soprattutto da convertire in rendita mensile per il singolo una volta raggiunta l’età pensionabile.

Giovani puntate alla previdenza complementare!

In questo contesto la Previdenza Complementare si aggiunge alla previdenza pubblica come strumento necessario a contrastare la povertà dei pensionati di domani. È uno sforzo ulteriore chiesto al singolo lavoratore che però gli consente, a differenza della previdenza obbligatoria, di creare una posizione personale: per ogni contribuente viene creato, infatti, un conto individuale nel quale affluiscono i versamenti di volta in volta effettuati e investiti nel mercato finanziario, dando vita al cosiddetto “sistema a capitalizzazione”.

Una tutela sul lavoro e sicurezza economica

Costruirsi il futuro lavorando, ma anche investendo. “Integrare” la propria pensione è una strategia vincente che consentirà di vivere più serenamente anche la mobilità tra le varie professioni e aziende, fenomeno molto frequente nei giovani del nostro tempo; ecco perché costituire autonomamente il montante contributivo e farlo con regolarità – sfruttando il tempo a disposizione –  e cominciando il prima possibile non è affatto da trascurare.

Le nuove generazioni sono più “previdenti”?

Per rispondere è utile fare ricorso ai dati forniti dalla Covip, l’Autorità di Vigilanza sui Fondi Pensione, che ogni anno in un Relazione annuale fornisce dati sull’adesioni alla Previdenza Complementare ed anche sulla stratificazione degli aderenti e delle varie forme di previdenza utilizzate. È interessante confrontare i dati degli anni 2020 e 2010, per capire cosa sia cambiato nell’ultimo decennio. Cosa è emerso?

La percentuale degli aderenti con meno di 35 anni nel 2020 è pari al 17,4% degli iscritti, rispetto al 17% rilevato nell’anno 2010. È possibile affermare che l’andamento è pressoché costante, vista la variazione che seppur in aumento rimane minima (+0,4%). I dati mostrano congelata anche la prevalenza di aderenti del genere maschile rispetto a quello femminile, e maggiormente del settentrione piuttosto che del meridione. Come interpretare questi dati?

Lo scenario rispecchia senza dubbio il contesto economico-sociale del nostro Paese con una forza lavoro occupata concentrata nella fascia di età 45-59 anni e con un ritardo sulla riduzione delle differenze di genere e di area geografica di provenienza. La popolazione attiva under 35 anni, inoltre, è ancora poco sensibile alla dinamica previdenziale sia per i motivi sopraindicati, sia per uno scarso interesse verso le tematiche di Educazione Finanziaria nelle quali ricade anche la Previdenza Complementare. C’è un altro fenomeno, però, in crescita tra i nostri giovani che è la procrastinazione: seppure percepiscono l’importanza dell’argomento tendono a rimandare ad un domani indefinito scelte in tal senso.

Quali sono le migliori soluzioni?

L’opzione migliore di tutte è COMINCIARE AD AGIRE.

Previdenza: pensarci prima, organizzarsi per tempo.

Il TEMPO una risorsa preziosissima, soprattutto per gestire un aspetto di lungo periodo della propria vita.

Un giovane che approccia al mondo del lavoro ha dalla sua parte proprio il tempo ed una lunga fase lavorativa attiva, condizioni che gli consentono di programmare con calma e criterio le somme da versare oggi per la rendita aggiuntiva desiderata di domani.

Aderire ad una delle forme di Previdenza Complementare Individuale, il cosiddetto Terzo Pilatro, è una saggia scelta. Gestito da enti di diritto privato, il Terzo Pilastro è costituito da i Fondi Pensione Aperti ed i Piani Individuali Pensionistici. I Fondi Pensione Aperti sono istituiti da Banche, Imprese assicurative, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM). Sono patrimoni autonomi e separati dal resto delle masse gestite dalla società istitutrice e chiunque, indipendentemente dalla situazione lavorativa può aderirvi, quindi a adesione volontaria. Anche nei Pip il capitale versato dall’aderente costituisce un patrimonio separato dall’attività della società che lo gestisce ed è possibile per qualsiasi soggetto aderire a prescindere dall’attività svolta; a differenza dei Fondi Pensione Aperti, però, possono essere istituiti esclusivamente dalle Compagnie di assicurazione e hanno la forma contrattuale di assicurazione sulla vita.

Per i giovani, a mio avviso, la strategia vincente è cominciare subito, versare un importo equo e puntare su Fondo Pensione Aperto prediligendo investimenti in linee azionarie per sfruttare le potenzialità di rendimento che sono maggiori su un orizzonte temporale di lungo periodo, poi via via all’aumentare dell’età trasferire il montante su linee più moderate. 

La scelta ricade sul Fondo Pensiero Aperto piuttosto che il PIP perché il FPA (fondo pensione aperto) ha costi più contenuti, un aspetto importante da considerare visto che incidono sul capitale versato e sul rendimento sullo stesso. Inoltre, prediligendo l’aspetto Life Cycle, ovvero preferire la componente azionaria per la prima fetta di anni di versamenti e riallocare successivamente attraverso un passaggio automatico tra i comparti in funzione degli anni rimanenti alla data di pensionamento, il FPA risulta più adatto ai giovani che versano piccoli importi periodici.

Vantaggi Fiscali 

Nello specifico i contributi versati sono deducibili dal reddito complessivo ai fini IRPEF fino ad un massimo di 5.164,57 euro l’anno (non previsto per le P.IVA forfettarie a meno che non siano presenti altri redditi assoggettabili ad Irpef); tale esenzione però non esonera definitivamente dall’applicazione della tassazione ma la trasferisce al momento dell’erogazione dove è soggetta ad un’imposizione fiscale agevolata. Infatti, al momento della prestazione viene applicata un’aliquota del 15% a titolo di ritenuta d’imposta (contro un range attuale cha va dal 23% al 43% a seconda del reddito delle normali aliquote IRPEF applicate sui redditi complessivi) e laddove si detiene il FPA o il PIP per oltre 15 anni, anche uno sconto percentuale su tale aliquota per ogni anno eccedente il 15esimo e fino al 35esimo di uno 0,30% fino ad arrivare al 6% di sconto massimo complessivo.

Così chi investe in previdenza integrativa nel lungo periodo può far scendere l’aliquota al momento dell’erogazione dal 15% fino al 9%.

I rendimenti che di anno in anno si capitalizzano sono anch’essi tassati in maniera agevolata con un’imposta sostitutiva del 20% il luogo del 26% normalmente prevista per i rendimenti finanziari. Quando si tratta di Titoli di Stato il 20% si applica sul 62,5% del rendimento in modo da consentire l’applicazione di una imposta sostitutiva pari al 12,50%. Ancora per tutta la durata della fase di accumulazione del capitale tali strumenti sono esenti dall’imposta di bollo, un altro risparmio annuo pari al 2×1000 del capitale maturato.

La dote pensione può essere garantita anche dai genitori

Laddove il giovane tarda ad approcciare al mondo del lavoro, oppure ha avuto contratti temporanei che lo qualificano ancora come fiscalmente a carico del genitore, il versamento alla forma di Previdenza Complementare può essere fatto anche dal genitore beneficiando del vantaggio fiscale ma allo stesso tempo cominciare a creare quella anzianità di permanenza che in futuro consentirà al figlio di avere la tassazione agevolata.

Altra considerazione da fare, in particolare per i giovani con contratto di lavoro dipendente, è trasferire alla forma di previdenza complementare scelta il TFR maturando. ll TFR pregresso, cioè già accumulato, può essere versato alla forma di previdenza soltanto se è stato lasciato in azienda, se si trova presso il Fondo Tesoreria INPS rimarrà lì. Versare il TFR nella forma di Previdenza Complementare piuttosto che lasciarlo in azienda o all’Inps comporta vantaggi fiscali perché consente una tassazione all’erogazione più bassa che come detto già su può arrivare al 9%. Anche la tassazione sui rendimenti può essere più bassa di quella applicata per la rivalutazione annuale del TFR lasciato in azienda. 

In conclusione, per aderire alla Previdenza Complementare bisogna guardare ad essa come un cuscino su cui dormire sonni tranquilli una volta in pensione, piuttosto che ad un ulteriore onere da sostenere anche se nel concreto lo è trattandosi di un esborso monetario aggiuntivo. Cambiando però visione l’’adesione volontaria sarà una opportunità di dare un senso ed un valore a tutti i sacrifici lavorativi fatti negli anni garantendosi quella dignità che ogni pensionato dovrebbe avere.

 

Il domani c’è ed esiste perché è il frutto di quello che costruisci oggi.

 

 

Maria Fiore, Consulente Finanziario