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Private banking: come e dove investe la clientela più abbiente

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Le famiglie italiane che possiedono un patrimonio superiore a 500mila euro, e che quindi rientrano nel segmento private banking, rappresentano il 35,9% della ricchezza complessiva e sono più capaci di risparmiare, ma anche ad investire preferendo rendimenti di lungo periodo.

Così emerge dalla ricerca AIPB–Centro Einaudi dal titolo “Risparmiatori di avanguardia nelle scelte di investimento”, presentata nel corso del XVII Forum del Private Banking AIPB, mette in evidenza le caratteristiche peculiari e l’orientamento agli investimenti dei risparmiatori più abbienti, che si dimostrano un’avanguardia nella gestione dei risparmi e un’opportunità per l’industria del Private Banking di canalizzare i flussi di nuova ricchezza verso investimenti in economia reale, contribuendo a sostenere la crescita economica del Paese.

Private banking: l’identikit di AIPB-Centro Einaudi

La ricerca AIPB–Centro Einaudi analizza profilo e gli orientamenti dei risparmiatori più abbienti attraverso un’indagine basata su un campione di 723 famiglie, di cui 401 clienti di una banca private.
Importante risultato dell’analisi è la scoperta di un cluster di clientela con caratteristiche distintive su quattro parametri rilevanti per comprendere la relazione tra risparmio e scelte di investimento.  Infatti, la clientela private, rispetto al complesso delle famiglie italiane, presenta un 76% delle famiglie private (vs il 42% delle altre famiglie) con capacità di risparmio superiore al 5% del reddito disponibile, un’attitudine ad investire la ricchezza finanziaria dell’85%, contro il 54%, a cui si aggiungono una dichiarazione di tolleranza ai rischi finanziari del 36%, contro l’8% e infine una preferenza per i rendimenti di lungo periodo del 18%, rispetto all’8%.

La fotografia che scatta l’indagine è quella di un investitore più maturo della media anche grazie al suo profilo sociale e culturale. Si tratta di individui con un livello di istruzione superiore alla media della popolazione (44% possiede almeno un titolo di laurea, contro il 12% della media italiana), con una presenza del 20% di imprenditori e del 23% di professionisti.

Inoltre mostrano un interesse elevato per l’informazione finanziaria e si attribuisce competenze finanziarie ed economiche sopra la media. Il 70% del campione ritiene di avere una responsabilità effettiva verso la collettività come consumatore o investitore.

Investimenti con un impatto positivo su economia e società

L’indagine poi si sofferma su altri aspetti in primo luogo precisando che, riconoscere la distintività del cluster delle famiglie private da parte delle istituzioni permetterebbe di valorizzarne le potenzialità di avanguardia nelle scelte di investimento “ad impatto”. In particolare, il confronto tra domanda potenziale e investimenti alternativi sottoscritti mostra, soprattutto tra la clientela private più giovane, i più alti potenziali su green bonds, fondi etici e ad impatto sociale.
Infatti, se si prende ad esempio i green bonds, dice la ricerca, il 46% degli intervistati ha espresso interesse per investire in green bonds, mentre il il 16% conferma di avervi già investito, prospettando un significativo mercato potenziale del 30%.

Risparmi private crescono oltre le aspettative

 La previsione di asset in gestione nel private banking a fine 2021 di €978 miliardi di euro, stimata a inizio d’anno, è stata superata già alla fine del primo semestre. Partendo dai dati storici di giugno, che hanno visto gli asset raggiungere i €993 miliardi, la previsione di fine anno si attesta, ora, a €1.021 miliardi, con una crescita del 9,5% rispetto al 2020.

La ricchezza degli italiani cresce più veloce del PIL. Infatti, il Prodotto Interno Lordo, dopo anni di stagnazione, ha visto un rimbalzo dall’inizio della pandemia, superiore alle aspettative di inizio anno del 4,7%, segnando a settembre una crescita del 6,2%, un andamento positivo che è previsto continuare anche nei prossimi mesi. In questo quadro, nel prossimo biennio, si prevede che gli asset gestiti dal Private Banking raggiungano i €1.113 miliardi (+4,4% mediamente all’anno) sia grazie al contributo della raccolta netta (2,8%) sia per effetto performance (1,6%).

Oggi tutti gli occhi sono puntati sui temi di geopolitica e in particolare sui risultati raggiunti dal G20 e soprattutto dalla COP26. La finanza e le scelte di investimento “ad impatto” non possono prescindere da quello che succederà, specialmente dal punto di vista ambientale, a livello internazionale. La transizione verso una economia più sostenibile porterà alcuni settori economici considerati oggi di nicchia, a diventare trainanti nel prossimo futuro grazie agli investimenti; mentre alcuni settori oggi dominanti perderanno centralità e dovranno ristrutturarsi. Rilevante sarà il ruolo della finanza nel sostenere gli uni e aiutare gli altri nel processo di trasformazione. Per fare questo, ci sarà bisogno anche dei capitali privati attraverso investimenti in strumenti alternativi. Perché la ricchezza private possa contribuire devono però avvenire sostanziali cambiamenti nel nostro Paese.

È necessaria una riforma del sistema finanziario finalizzata al miglioramento delle condizioni per la partecipazione ai mercati da parte di investitori qualificati, quali sono i clienti del Private Banking, assistiti da un servizio di consulenza finanziaria. Un’evoluzione che potrebbe fare crescere il peso dell’economia reale nei portafogli private, dallo 0,5% di oggi equivalente a 4 miliardi di euro, a un futuro 5% pari a 60 miliardi, incorporando così, almeno parzialmente, il potenziale inespresso di domanda.