Investimenti

Ora il governo pensa a manovra leggera da 16 miliardi

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ROMA (WSI) – Una decisione definitiva ancora non c’è, ma a Palazzo Chigi sta maturando la volontà di varare con la Legge di Stabilità una manovra decisamente molto più leggera di quanto si sia detto finora: 15, forse 16 miliardi anziché i 20 di cui si era parlato. Una ipotesi che pare gradita anche al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Una manovra, riferiscono fonti vicine al premier Matteo Renzi, che potrebbe nascere innanzitutto da 10-12 miliardi di tagli alla spesa, costruiti tra ministeri e amministrazioni locali, abbandonando del tutto le ipotesi di spending review di Carlo Cottarelli.

Secondo, da un’ardita operazione sull’Iva – l’introduzione del meccanismo del reverse charge per l’edilizia e altri settori – che consentirà di incassare 3-4 miliardi recuperati dall’evasione. Infine, da una non meglio precisata «una tantum» di natura non fiscale che potrebbe assicurare altri due miliardi.

Il caposaldo di questo approccio lo ha spiegato ieri a «Omnibus» de La 7 Yoram Gutgeld, l’economista (e senatore) italo-israeliano da tempo molto vicino al premier. «Puntare su un deficit vicino al 2,9 anziché al 2,1-2,2% – ha detto Gutgeld – ci darà 10 miliardi di tesoretto che ci permettono di non rendere la manovra troppo pesante. Questi soldi li useremo nella prossima manovra che sarà di natura espansiva».

Dunque, anziché raggiungere quota 20 miliardi l’intervento sui conti pubblici potrebbe essere contenuto in 15-16 miliardi di euro. Come ottenere queste risorse? In primo luogo, con i tagli alla spesa pubblica corrente. Si parla di circa 10-12 miliardi, tutti delocalizzati tra ministeri e amministrazioni locali, e in generale – spiegano al governo – non definibili «tagli lineari». Quel che è certo è che il cosiddetto «piano Cottarelli» è stato «definitivamente abbandonato». E considerato impraticabile.

Il secondo capitolo della manovra dovrebbe essere di matura fiscale. Ma anche se c’è una forte pressione per intervenire aumentando l’aliquota dell’Iva, specie quella del 4%, l’idea è quella di intervenire recuperando risorse dal campo dell’evasione fiscale. Ovvero, attraverso l’applicazione del meccanismo della reverse charge, che a cominciare dal settore dell’edilizia e delle costruzioni cambierebbe i meccanismi di fatturazione e di pagamento dell’imposta sul valore aggiunto.

Garantendo risorse assolutamente sicure, dicono al governo: almeno 3-4 miliardi di recupero dell’evasione Iva. Infine, si parla di una «una tantum» di natura non fiscale; potrebbe trattarsi di una operazione di (legale) maquillage contabile, oppure di altri interventi. Però potrebbe far entrare nelle casse dello Stato un paio di miliardi di euro.

Altro punto trattato da Gutgeld ieri quello dell’operazione Tfr. «Vorremmo dare la libertà ai lavoratori che vogliono prendere una parte di questa enorme somma di salario differito e metterlo in busta paga oggi – ha spiegato l’economista -. Per fare questo dobbiamo trovare il sistema di risolvere i problemi finanziari delle piccole e medie imprese».

L’ipotesi è quella di varare una convenzione con le banche di apertura credito e valutare la possibilità di dare una garanzia pubblica alle imprese. «Se c’è la possibilità di fare questo bene, altrimenti non si fa. O c’è dentro questa Legge di Stabilità oppure non si fa più».

Ma c’è anche un altro problema: evitare che il Tfr eventualmente preso in busta paga sia tassato come il resto dello stipendio, e cioè meno favorevolmente di come sono trattate le liquidazioni lasciate in azienda o in fondo pensione.

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