di Antonio Anniballe (GAM)

Gam: alternativi, c’eravamo tanto amati

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L’utilizzo dei prodotti alternativi all’interno delle strategie multi asset svolge un’importante funzione di decorrelazione del portafoglio, utile a contenerne la volatilità. Nel corso del tempo però non sempre sono riusciti a svolgere questo compito in modo soddisfacente.

Il ruolo degli investimenti alternativi nei portafogli è sempre più rilevante, come dimostrato dai dati di raccolta degli ultimi anni. Dopo un decennio di mercato toro per le azioni e con tassi negativi sui governativi, l’argomentazione sulla necessità di costruire rendimenti “slegati dal mercato” acquisi­sce forza.

Gli alternativi presentano però uno spettro di strate­gie molto eterogeneo, da approcciare con cautela, come dimostrato dai risultati dell’anno passato. Dietro la promessa comune e rassicurante di un rendimento assoluto positivo, decorrelato dagli indici, tali prodotti risultano infatti comunque legati ad alcune dinamiche e “beta” di mercato.

I long/short azionari, anche “market neutral”, sono ad esempio penalizzati in caso di frequenti rotazioni settoriali o di stile, come osservato negli ultimi anni, riservando in taluni casi la sgradevole sorpresa, anche in presenza di mercati laterali, di performan­ce ampiamente negative. Così i CTA soffrono nel caso di assenza di un trend definito di mercato: l’andamento volatile degli indici può portare queste strategie quantitative a “inseguire” gli umori instabili degli investitori, col risultato di trovarsi continua­mente mal posizionati. Infine prodotti a rendimento assoluto risentono innanzitutto dell’assenza di carry nel mondo obbligazionario.

Le performance sono legate principalmente alla capacità di creare alfa, aspetto molto sfidante al netto dei costi spesso ingenti delle posizioni short in quest’asset class.

L’obiettivo di un miglioramento del profilo rischio/ rendimento di portafoglio passa quindi necessa­riamente dalle medesime cautele utilizzate per gli investimenti tradizionali, evitando di abdicare al ruolo di analisi in nome di un vago “rischio gesto­re”. Comprendere le caratteristiche delle strategie, il loro profilo di correlazione ed evitare la concen­trazione di rischio di portafoglio su singoli temi, è quindi il primo aspetto.
La diversificazione però non basta, anche in questo ambito l’asset allocation è decisiva: in funzione del ciclo economico alcune strategie sono avvantaggiate, altre penalizzate. In una fase di recupero dell’economia, caratterizzata da una ripartenza dell’inflazione, sarà meglio privi­legiare strategie azionarie ad alto beta o distressed obbligazionarie. Al contrario, in una fase come l’attuale, trovano spazio strategie a minor rischio di mercato (l/s market neutral, merger arbitrage e, in caso di ulteriore peggioramento del quadro, CTA). L’evoluzione da una tradizionale asset allocation formata da azioni e obbligazioni ad una più sofisti­cata che include anche strategie alternative richiede quindi metodo, analisi e conoscenze.