Mercato arte: giù vendite in fascia alta. Si cercano sempre più opere sotto i $50mila

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Nel 2024 il mercato globale dell’arte ha continuato a subire un’ulteriore battuta d’arresto, con un calo delle vendite del 12% per un valore stimato di 57,5 miliardi di dollari.
Questa flessione, giunta al suo secondo anno consecutivo, riflette le continue tensioni geopolitiche, le pressioni economiche e il cambiamento dei comportamenti degli acquirenti che hanno rimodellato le dinamiche di mercato nel periodo post Covid.
Così emerge dalla nona edizione del Rapporto sul mercato globale dell’arte di Art Basel e UBS, redatto da Clare McAndrew, fondatrice di Arts Economics.
Arte: in calo le vendite nella fascia alta
Andando nel dettaglio del report emerge una contrazione soprattutto nella fascia alta del mercato, che ha registrato un ulteriore calo per il secondo anno consecutivo. Ma nel complesso il settore mostra segnali di resilienza e adattamento.
Nonostante il calo del valore aggregato difatti, il volume delle vendite è cresciuto del 3% nel 2024, evidenziando un aumento dell’attività a prezzi più accessibili. I concessionari più piccoli, con un fatturato inferiore a 250.000 dollari, hanno registrato una crescita significativa del 17%.
Sebbene il mercato sia in declino da due anni, conferma McAndrew, tra gli sviluppi positivi c’è la crescita delle vendite per i livelli più bassi e accessibili. Il numero di opere d’arte assegnate a prezzi inferiori a $ 50.000 è aumentato e ci sono state prove di successo da parte di dealers e case d’asta nel raggiungere nuovi acquirenti.
Il segmento online inoltre, sebbene in calo rispetto ai picchi pandemici, ha mantenuto una quota di mercato stabile del 18%, più che raddoppiata rispetto al periodo pre-pandemico. Le fiere d’arte, nel frattempo, hanno continuato a svolgere un ruolo cruciale nella connettività del mercato, con il 31% delle vendite dei mercanti e dei galleristi che avviene attraverso questi canali, fungendo da centri vitali per il coinvolgimento e la scoperta dei collezionisti.
Nonostante il calo del valore, il numero di transazioni è cresciuto del 3%, raggiungendo i 40,5 milioni di unità nel 2024.
Stati Uniti in testa ai mercati più attivi
A livello geografico, gli Stati Uniti hanno mantenuto la loro posizione di primo mercato dell’arte a livello mondiale, rappresentando il 43% delle vendite globali in termini di valore, con un aumento della quota dell’1% rispetto all’anno precedente.
Dopo aver registrato una delle più forti riprese di tutti i mercati, le vendite negli Stati Uniti sono diminuite del 9% a 24,8 miliardi di dollari nel 2024, in quanto l’incertezza politica legata alle controverse elezioni presidenziali e altri fattori hanno contribuito al continuo rallentamento del mercato. Questo è stato il secondo anno di calo dei valori, dopo una diminuzione del 10% nel 2023, ma rimane del 18% al di sopra del minimo indotto dalla pandemia del 2020.
Dietro gli Stati Uniti, il Regno Unito ha riconquistato la posizione di secondo mercato con il 18% (in crescita dell’1%), mentre la Cina (compresi i mercati della Cina continentale e di Hong Kong) è scesa al terzo posto con il 15%.
Dopo un calo del 14% nel 2022 durante i rigidi blocchi legati alla pandemia, le vendite in Cina si sono risollevate dalla tendenza al declino del 2023, aumentando del 9% e raggiungendo una cifra stimata di 12,2 miliardi di dollari.
E l’Europa? La maggior parte dei principali mercati europei ha registrato un rallentamento delle vendite, con la Francia in calo del 10% a 4,2 miliardi di dollari, pur mantenendo una quota stabile del 7% delle vendite globali e la posizione di quarto mercato mondiale.
Complessivamente, le vendite nell’UE sono diminuite dell’8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo gli 8,3 miliardi di dollari. I mercati asiatici hanno registrato performance diverse, con la Corea del Sud in calo del 15%, mentre il Giappone ha invertito la tendenza con una crescita del 2% su base annua.
Le vendite online sono diminuite dell’11%, raggiungendo i 10,5 miliardi di dollari nel 2024, con un calo rispetto agli ultimi quattro anni, ma con una crescita del 76% rispetto al periodo pre-pandemia.