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Assogestioni: appello al Mef per un allargamento della platea dei Fia

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Dopo aver incassato con successo l’introduzione dei nuovi Pir alternativi, Assogestioni rilancia la consultazione con il ministero dell’Economia sull’aggiornamento della normativa per una diversa categoria di fondi il cui potenziale, in Italia, sarebbe ancora largamente inespresso.

Si tratta dei Fondi di investimento alternativi (Fia), attualmente rivolti a una nicchia di investitori altamente qualificati e patrimonializzati. Le ragioni alla base delle restrizioni imposte finora ai Fia traggono giustificazione dalla composizione, piuttosto audace, di questi Fondi: impieghi spesso illiquidi in mercati non quotati che caratterizzano “fondi hedge, private equity, venture capital e strategie che fanno ampio uso di derivati, come i managed future”, precisa Assogestioni. In sintesi, i nuovi Fia, secondo l’associazione, andrebbero aperti anche a investitori non professionali con una soglia d’ingresso abbassata da 500 a 100mila euro.

L’economia italiana, essendo caratterizzata da numerose imprese che, pur essendo altamente innovative, non risultano quotate in borsa, potrebbe trarre beneficio dall’ampliamento della platea degli investitori aventi accesso a questi fondi.

Come si sta proponendo di cambiare i requisiti? Vediamo quali sono i vincoli attuali. Attualmente l’articolo 14 del dm n. 30/2015 consente l’accesso ai Fia riservati alle seguenti categorie di investitori:

  • Gli investitori professionali (i clienti professionali privati e pubblici, nonché coloro che su richiesta possono essere trattati come clienti professionali ai sensi della MiFID II)
  • Gli investitori non professionali che investono, direttamente o tramite gestione di portafoglio, un importo complessivo, non frazionabile, non inferiore a 500mila euro
  • I componenti del Cda e dipendenti del gestore senza alcuna soglia di ingresso.

“La proposta di Assogestioni al Mef” andrebbe ad aggiungere “un’ulteriore categoria di investitori non professionali che possono accedere ai Fia riservati, individuando una soglia di accesso più bassa, ma con alcuni presidi a tutela degli investitori”, scrive l’associazione. Potrebbero accedere ai Fia, secondo la proposta, gli investitori non professionali che:

  1. Sottoscrivono ovvero acquistano quote o azioni del Fia per un importo iniziale non inferiore a 100mila euro e tale importo iniziale non supera, al momento della sottoscrizione o dell’acquisto delle quote o azioni del Fia, il 10%-20% del proprio portafoglio finanziario;
  2. Effettuano l’investimento nell’ambito della prestazione di un servizio di consulenza in materia di investimenti o nell’ambito di una gestione di portafoglio.

La soglia di 100mila euro “coincide con quella prevista nel Regolamento Euveca ed Eusef per la definizione dell’investitore semi-professionale e nel Regolamento Emittenti della Consob ai fini dell’esenzione dalla pubblicazione del prospetto d’offerta”, sottolinea Roberta D’Apice, direttore del settore legale di Assogestioni. “La previsione di un obbligo di effettuare l’investimento nell’ambito della prestazione del servizio di consulenza”, continua D’Apice, “è volto ad assicurare l’applicazione dei presidi in tema di product governance e di valutazione di adeguatezza previsti dalla MiFID 2, la cui finalità è proprio quella di evitare fenomeni di mis-selling”.

La consultazione in corso al Mef resterà aperta fino al 3 luglio, data entro la quale sarà possibile inviare commenti e contribuiti alle seguenti email: