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Il New Deal italiano in 20 punti

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ROMA (WSI) – Riceviamo e pubblichiamo:

Questo contributo vuol essere di taglio pratico-operativo e rinuncia, pertanto, a svolgere qui ogni analisi della grave recessione attualmente in corso. La considera un dato di fatto e si concentra sulle misure di politica economica che è ragionevole adottare per fronteggiarla efficacemente. Ad ogni modo, considerato che la valutazione di una prognosi non può prescidere dalla conoscenza della diagnosi sulla quale è fondata, si rinvia all’analisi di sintesi espressa nell’articolo “Il laissez-faire della mano invisibile e il savoir-faire della mano pubblica”, pubblicato in questo stesso blog.

Qui ci si limita a richiamare il fermento di queste settimane per gli annunci delle (ulteriori) misure anticrisi in corso di adozione in alcuni paesi dell’area Euro. Si pensi all’Italia, in cui in questi giorni si dibatte la Legge di Stabilità 2015, e alla Francia, che vara il Projet de Loi de Finances 2015. I tratti comuni dei due provvedimenti sembrano essere, da un lato, tagli alla spesa pubblica, dall’altro, alcuni sgravi fiscali e qualche provvidenza alle fasce sociali più deboli.

Gli interventi adottati sinora in Italia, pur se in alcuni casi apprezzabili, non affrontano la problematica del debito, in particolare l’incidenza sul bilancio pubblico annuale dei costi per il suo servizio. Più di 300 miliardi in quattro anni, secondo l’Istat, è quanto l’Italia ha speso, dal 2010 al 2013, per pagare gli interessi sul proprio debito pubblico.

Non confrontandosi con le tematiche del debito e del riordino del settore finanziario, le manovre che hanno visto la luce in questi ultimi anni, quando non sterilizzate dal rinvio a provvedimenti attuativi mai partoriti, si rivelano tentativi d’intervento velleitari, tesi per lo più a rinvigorire la domanda aggregata del settore privato con alcuni sgravi e piccole elargizioni. La loro efficacia tende a dissolversi dopo breve durata dall’impatto iniziale.

La storia ci ha però insegnato che alla fine il settore pubblico non potrà sottrarsi al proprio impegno diretto sul fronte della domanda e dovrà giocoforza rafforzarla, inserendosi decisamente nelle dinamiche economiche. Per farlo dovrà scrollarsi di dosso il pesante onere del servizio del debito che ha finora ingessato ogni manovra.

Secondo chi scrive il sistema Italia raggiungerà lo stremo verso la fine del 2016. Per quell’epoca sarà necessario adottare misure come quelle tratteggiate qui di seguito. Si evidenzia che nessuno dei punti sotto riportati prevede l’uscita dell’Italia dal sistema Euro o dalla Comunità Europea, argomenti spesi così tanto nei pubblici dibattiti da diventare veri e propri mantra. In realtà è auspicabile che gli interventi di seguito proposti vengano attuati con la condivisione e anche con il sostegno attivo degli organismi comunitari, in particolare della BCE. In quest’ultimo caso sarà opportuno rimodulare e tarare le misure per sincronizzarle e armonizzarle con gli eventuali interventi di sostegno.

Il presente manifesto non pretende di avere caratteri di esaustività, ma intende porsi come esempio di quali interventi il sistema italiano non potrà fare a meno. La sua formulazione prescinde dall’adesione a questa o a quella formazione politica, e non si presta ad essere orientamentata ideologicamente. Si tratta di misure dal contenuto spiccatamente tecnico economico, senza colorazione politica e prive di velleità propagandiste. Questo documento è stato scritto per senso del dovere civico, risvegliato con forza da serie preoccupazioni sull’attuale stato di crisi economica e sociale dell’Italia e sulle sue ragionevoli aspettative di crescita nei prossimi anni.

PROVVEDIMENTI DI 1^ LIVELLO – IRRINUNCIABILI, URGENTI E INDIFFERIBILI

Debito pubblico

1 – Creazione di un nuovo titolo del debito pubblico che abbia le seguenti caratteristiche: tasso di rendimento dello 0, 50% annuo, taglio 1.000 euro, liberamente scambiabile mediante mercato secondario in assenza di commissioni d’intermediazione, utilizzabile dagli operatori per il pagamento d’imposte e contributi, dallo Stato per tutti i rimborsi tributari e il pagamento immediato dei debiti pregressi della P.A., rimborsabile dopo 3 anni dall’emissione unicamente mediante estrazioni a sorte annuali pari a 1/30 dell’importo dell’emissione.

2 – Trasformazione in debito irredimibile di tutti gli altri titoli del debito pubblico con livellamento del tasso allo 0, 50% annuo e facoltà di rimborso dilazionato in un triennio mediante i nuovi titoli di cui al punto precedente.

Assetto istituzionale e Pubblica Amministrazione

3 – Smantellamento dei parlamenti regionali ed eliminazione del potere legislativo delle regioni. Queste restano organismi di controllo e applicazione di leggi nazionali, e avranno facoltà di formulare proposte di legge al parlamento nazionale.

4 – Creazione di organi e procedure che garantiscano l’applicazione nella P.A., mutatis mutandis, della cosiddetta “teoria delle finestre rotte”: a mero titolo di esempio, penalizzazioni ai dipendenti per ricadute negative loro imputabili sui servizi, responsabilità “quasi-oggettiva” dei dirigenti, task force ispettiva, ecc.

Ambito Giustizia

5 – Inasprimento e certezza di pena per i cosiddetti “white-collar crimes”. In questo ambito sono ricompresi la lotta alla corruzione e al riciclaggio, ivi compreso l’autoriciclaggio. Creazione del Registro delle violazioni alla fede pubblica (simile al Registro dei Protesti): chi compare in detto registro perde l’elettorato passivo e la possibilità di ricoprire cariche dirigenziali e amministrative in aziende e organizzazioni pubbliche e private.

6 – Creazione di unità specializzata alla lotta al crimine organizzato nell’ambito dell’esercito, da raccordare con la D.I.A., mediante incremento e potenziamento di uomini ed equipaggiamenti.

7 – Introduzione nell’ordinamento giuridico italiano della fattispecie di condanna pecuniaria tipica dei sistemi di common law nota come “punitive damages”

Ambito produzione-lavoro

8 – Recupero organizzazioni produttive. Tale operazione avviene mediante la creazione di due distinte istituzioni pubbliche. La prima è un fondo di private equity a capitale pubblico, il cui scopo è analizzare la fattibilità del recupero di aziende fallite (o sottoposte ad altre procedure coatte), finanziare il progetto di recupero e, infine, cedere le quote di proprietà delle aziende risanate mediante procedure di vendita competitiva. La seconda è una sorta di “Bad Company” nazionale, a capitale pubblico, che provvede alla gestione della fase di recupero delle predette aziende, e i cui progetti sono finanziati dal suddetto fondo.

Ambito finanziario

9 – costituzione di una bad-bank pubblica, sul modello spagnolo della Sareb (Sociedad de Gestiòn de Activos procedentes de la Reestructuratiòn Bancaria)

10 – Regolamentazione del settore bancario e finanziario alla luce dei seguenti principi: tipizzazione dei prodotti finanziari derivati e abrogazione del comma 5 dell’art 23 del D. Lgs. 58/1998, divieto di vendite allo scoperto, regolamentazione più severa della cartolarizzazione, introduzione nell’ordinamento giuridico italiano del mutuo bancario senza regresso (non recourse, nella denominazione anglofona), potenziamento/rivisitazione del prestito vitalizio ipotecario.

PROVVEDIMENTI DI 2^ LIVELLO – IRRINUNCIABILI MA DIFFERIBILI

Ambito produzione-lavoro

11 – Riordino e ristrutturazione dei Centri per l’Impiego, delle Agenzie di lavoro interinale e delle cosiddette cooperative di lavoro.

12 – Eliminazione di provvidenze e contributi pubblici strutturali (si pensi, ad es., ai contributi all’editoria o al canone RAI). Quelle aziende che non sono in grado di sopravvivere senza tali contribuzioni rientrano nei programmi di recupero di cui al precedente punto 8.

13 – Riforma degli ammortizzatori sociali riferiti al lavoro (es. CIG e CIGS) alla luce dei seguenti principi: a) “oltre un prefissato limite di utilizzo, il datore di lavoro beneficiato deve retrocedere utilità” b) “il lavoratore che percepisce assistenza economica deve fornire la propria prestazione lavorativa nella P.A.”

Pubblica Amministrazione

14 – Istituzionalizzazione del controllo sulla spesa pubblica (attualmente operazione straordinaria nota come spending review) e dell’analisi della sua produttività ed efficacia.

15 – Pianificazione d’interventi anticrisi mediante spesa pubblica, mirati al sostegno della domanda aggregata, con attenzione a evitare la disintermediazione del settore privato e favorire la sua integrazione con l’intervento pubblico.

Ambito fiscale

16 – Riordino e semplificazione del sistema tributario. Riduzione dei termini di prescrizione dell’azione accertatrice degli uffici.

17 – Introduzione di efficaci misure di contrasto dell’evasione, su modello statunitense, contemperate da garanzie e rispetto del contribuente.

Ambito Istruzione e Formazione

18 – Scuola – Introduzione del principio “colui che prepara non è colui che verifica”, da cui la necessità d’introdurre la suddivisione tra staff di docenti preparatori e staff di docenti verificatori, con standardizzazione delle verifiche di conoscenza, competenza e abilità a livello nazionale.

19 – Università – Smantellamento del sistema dei test d’ingresso universitari, perchè in definitiva basati sull’ingannevole paradigma Stanford-Binet, e progressiva introduzione di un sistema con diverse metodiche di selezione o, laddove possibile, adozione di accesso libero.

20 – Formazione in esercizio di professione – Sostituzione dei sistemi di formazione professionale continua (F.P.C.), attualmente basati su punteggi attribuiti per la mera frequenza di corsi di aggiornamento, con sistemi misti basati anche sull’attribuzione di punteggi per opere e risultati professionali certi, verificabili e significativi.

Come già rappresentato, gli interventi tratteggiati nei punti che precedono non hanno la pretesa di essere esaustivi della complessa attività svolta dalla Pubblica Amministrazione e dagli organi dello Stato. Ad essi si affiancano tutte quelle attività già svolte, in alcuni casi egregiamente, dalle istituzioni pubbliche e qui non riportate. Ciò perché questo documento propone unicamente azioni finalizzate a far fronte a quelle che sono state considerate le principali criticità dell’attuale macchina organizzativa pubblica nel contesto di grave recessione economica in atto. Criticità che abbisognano di interventi efficaci e diretti, verosimilmente non ulteriormente procrastinabili.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da OnDebt – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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