Il presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, parlando in collegamento via satellite da Washington, ha preferito glissare sull’argomento dei tassi d’interesse, deludendo chi si aspettava indicazioni circa la decisione che la Banca centrale dovra’ prendere a fine mese.
Rivolgendosi a una platea di economisti riuniti a New York, Greenspan ha posto l’accento sulla produttivita’, il dato chiave per comprendere le dinamiche di uno sviluppo sostenibile, ovvero di una crescita economica al riparo dell’inflazione.
“La maggior parte dei guadagni e il tasso di crescita della produttivita’ negli Stati Uniti sembrano essere strutturali a partire dal 1995 – ha detto Greenspan – questo grazie all’impiego delle nuove tecnologie”.
Il leggendario presidente della Fed si e’ pero’ mostrato dubbioso circa l’affidabilita’ dei dati disponibili sulla produttivita’ dei lavoratori americani.
“La produttivita’ del lavoro e’ cresciuta in modo straordinario nell’ultimo quinquennio, permettendo ai datori di pagare salari molto piu’ alti senza che questo abbia avuto ripercussioni sul fronte dell’inflazione – ha spiegato Greenspan – I dati sulla produttivita’ possono fluttuare considerevolmente sul breve periodo perche’ la rapida crescita economica puo’ costringere le aziende a comportamenti di emergenza: produrre di piu’ con meno forza lavoro”.
Allo stesso modo pero’, un temporaneo rallentamento della crescita non si rispecchia immediatamente in un aumento della disoccupazione. Questo significa che le aziende possono improvvisamente trovarsi a produrre di meno con piu’ personale di quanto sia effettivamente necessario.
Un’ipotesi quest’ultima che si traduce in una netta dimunuzione della produttivita’ reale.
Negli ultimi cinque anni la Federal Reserve, per ammissione del suo stesso presidente, ha consentito all’economia americana di crescere piu’ velocemente del necessario perche’ gli aumenti della produttivita’ sono stati sufficienti a tenere sotto controllo l’inflazione.
La Fed e’ stata messa in allarme quando gli incrementi della produttivita’ non sono piu’ stati al passo con la crescita economica, generando cosi’ spinte inflazionistiche.
L’aumento dei tassi d’interesse, sei dall’inizio del 1999, e’ stato deciso per tenere a bada l’inflazione.
L’economia americana ha cosi’ iniziato a rallentare e Wall Street ha dato per scontato che ‘lo sporco lavoro’ della Banca centrale sia finito e che il prossimo 27 giugni i tassi saranno lasciati invariati.
Alan Greenspan non ha detto nulla per confermare o smentire queste aspettative.
“I dati sulla produttivita’ sono ancora sotto esame”, ha detto il presidente della Fed.