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Strategie di investimento alla prova di 200 anni di storia

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Un recente studio ha messo alla prova le strategie di factor investing, un approccio di investimento che punta a diversificare selezionando i titoli sulla base di caratteristiche “universali” collegate a maggiori ritorni. Utilizzare questi principi di tipo generale produce risultati nel lungo periodo? Questa la sfida dei tre studiosi, la cui estrazione è eterogenea: parte dal mondo accademico, l’Erasumus University di Rotterdam, parte da quello degli investimenti, Robeco Asset Management.

L’analisi ha messo alla prova sei diversi “fattori” e, fatto di primaria importanza per valutare i risultati, ha preso in considerazione il periodo più ampio possibile per ciascuna classe di attività. Per le azioni, ad esempio, si parte dai titoli quotati a Londra nel 1799; per i bond decennali, dalla Norvegia nel 1822. Il tutto fino ad arrivare al 2016. Un periodo così ampio permette di estrarre, quanto più è possibile, tendenze di carattere generale e slegate dalle contingenze di uno specifico periodo storico o di uno specifico Paese.

Il risultato sembra dare ragione alla gran parte delle strategie analizzate. Anche se non esiste una spiegazione coerente per comprendere il “premio” apportato dalle factor strategy, i ricercatori hanno potuto constatare che nel lungo periodo esse funzionano. Ecco quali sono.

  1. Trend: investire sull’asset che ha dato ritorni positivi negli ultimi 12 mesi, posizione corta in caso contrario.
  2. Momentum: una variante dello schema precedente, ovvero investire con maggior peso sugli assett che meglio hanno performato negli ultimi 12 mesi e, progressivamente, destinare meno risorse sulle classi di attività in base alle performance registrate.
  3. Value: scommettere maggiormente sugli asset ritenuti a buon mercato. Nel caso di specie, sono ritenute Value stocks e value bond i titoli con il maggior rendimento reale; per le materie prime vengono considerate quelle il cui prezzo è sceso maggiormente nei cinque anni precedenti.
  4. Carry, ovvero il costo o il reddito prodotto dal possesso di un’attività. Un carry trade positivo genera profitti se i prezzi di mercato rimangono invariati. La strategia consiste nell’investimento sui carry “più positivi”.
  5. Seasonality: investire in un’attività nel periodo dell’anno che, nel ventennio precedente, ha dato le migliori performance.
  6. Scommettere contro il Beta, ovvero contro la volatilità: assumere posizioni lunghe nelle attività meno volatili, posizioni corte nelle attività più volatili e quindi di adeguare il livello di rischio complessivo del portafoglio in modo che corrisponda a uno standard prestabilito.

La maggioranza delle strategie producono risultati statisticamente significativi, ad eccezione della Seasonality applicata a bond e valute (le altre asset class considerate sono azioni e materie prime). Fra le altre 22 combinazioni di fattori e classi di attività, dieci offrono un “premio” intorno all’1%; in altri tre abbinamenti il “premio” tocca il 5%.
Secondo gli autori “i fattori di rendimento globale non hanno sostanzialmente alcuna relazione significativa, statisticamente o economicamente, con i fattori macroeconomici globali comuni”.