La Cina si prepara a creare un nuovo mercato azionario e ad affinare gli strumenti finanziari che finora hanno regolato il funzionamento della Borsa, anche per arginare possibili crisi come quella verificatasi la passata settimana, che ha avuto un effetto-domino su tutte le Borse mondiali. Lo annuncia Shang Fulin, responsabile dell’Authority di controllo sulla Borsa cinese (la Consob di Pechino, ndr), precisando che la seconda Borsa dovrebbe essere destinata alle società start-up, cioè alle nuove iniziative imprenditoriali. L’intento dell’organo di sorveglianza sulla Borsa è quello di favorire la quotazione di un sempre maggiore numero di società, oltre che di determinare una maggiore trasparenza da parte delle aziende già quotate. Il listino azionario cinese è attualmente il terzo al mondo. Da parte sua il responsabile del mercato dei futures cinese, Zhu Yuchen, sollecita l’introduzione di strumenti più sofisticati, come appunto i futures, le opzioni e i derivati sullo yuan. Attualmente sono più di un centinaio le start-up cinesi quotate alla borsa di Shenzen, nel Sud del Paese. La creazione di un’altra Borsa di questo tipo a Shanghai permetterebbe di calamitare l’interesse da parte di società che attualmente non possono vantare i profitti minimi richiesti dalla normativa per accedere ai fondi pubblici. Oltre a questo, il Governo cinese ha in programma di permettere a un maggior numero di aziende di collocare obbligazioni societarie e di ampliare la tipologia di scambi sul mercato. Tornando al “martedì nero” della scorsa settimana, Ma Kai, direttore della Commissione per le Riforme e lo Sviluppo, in una conferenza stampa a Pechino dice che la Borsa cinese è ancora di piccole dimensioni e non può aver innescato il crollo generalizzato dei mercati azionari mondiali. La Commissione è l’organo responsabile della programmazione economica. “Se ci sono fluttuazioni, sono i mercati stessi che devono trovarne la ragione”, aggiunto Ma. Il direttore ricorda poi che la valuta cinese, lo yuan, non è convertibile, circostanza che isola ancora di più il mercato azionario cinese dal resto del mondo. Parlando delle prospettive generali dell’economia del Paese, Ma sostiene che “la stabilità è migliorata, perché non ci sono grossi sbalzi della crescita”. Inoltre, ricorda che l’8 per cento di crescita indicato come desiderabile dal primo ministro, Wen Jiabao, “non è scolpito nella pietra e può subire degli aggiustamenti”.
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