E’ uno dei segreti piu’ noti di Wall Street. Gli analisti di ricerca che scrivono raccomandazioni sui titoli Internet sono costantemente alle prese con conflitti d’interesse.
Le societa’ di intermediazione mobiliare, infatti, guadagnano somme notevoli in commissioni quando portano una societa’ di Internet sul mercato, spesso quella stessa societa’ raccomandata dai propri analisti.
Il problema risiede nel fatto che gli investitori non vengono avvertiti di come funziona il sistema, che risulta invece chiaro ai gestori di fondi che hanno accesso diretto agli analisti di ricerca.
Ad esempio: il 17 gennaio scorso Henry Blodget di Merrill Lynch e’ apparso alla trasmissione Moneyline di CNN e ha dichiarato il suo interesse per Internet Capital Group (ICGE), sebbene il titolo fosse calato da $171 a $133.
Da quella data le azioni dell’incubator B2B sono scese poi al di sotto dei $30 a causa della correzione del mercato.
L’analista non avrebbe potuto prevedere la carneficina dei titoli Internet, ma avrebbe potuto spiegare che Merrill Lynch era stato il maggiore sottoscrittore dell’Ipo di Internet Capital Group nel 1999. Chi ha seguito i suggerimenti di Henry Blodget non era quindi a conoscenza del fatto che le lodi andavano a una societa’ cliente del suo datore di lavoro.
Per decenni gli analisti di ricerca hanno avuto poco a che fare con gli investitori individuali, concentrandosi invece sul gruppo vendite della societa’. Ora che Internet ha introdotto una nuova generazione di investitori individuali, molti analisti sono usciti allo scoperto e le loro indicazioni vengono divulgate su ogni mezzo stampa, comprese TV e siti finanziari.
Wall Street minimizza il rischio di conflitto d’interessi e il portavoce di Merrill Lynch, Susan McCabe, sottolinea come i commenti degli analisti alle trasmissioni televisive siano solo una reiterazione dei rapporti pubblicati e intendano soppiantare le ricerche.
La Securities and Exchange Commission (SEC), l’organo di controllo della borsa americana, percepisce con disagio la situazione, e pare orientata ad imporre alle societa’ di brokeraggio maggiore trasparenza.
Il New York Stock Exchange e il Nasdaq stanno studiando un modo per metter in guardia gli investitori da tale rischio e Amy Highland, portavoce del NASD Regulation, ha confermato che i rappresentanti delle due borse hanno incontrato varie volte la SEC.
Per gli investitori individuali, che spesso contrattano titoli sulla base delle informazioni date via etere, il rischio e’ reale; gli analisti che dispensano gratuitamente i suggerimenti sono legati a doppio filo alle societa’ che consigliano.
Vari studi accademici hanno infatti dimostrato come le societa’ mobiliari tendano a gonfiare le aspettative dei risultati delle societa’ clienti, trasformando quella che dovrebbe essere un’opinione indipendente in una propaganda mascherata.
Le societa’ di brokeraggio si difendono dicendo che i sottoscrittori dell’offerta hanno migliore accesso ai dati fondamentali delle societa’ che portano sul mercato, ma in un recente studio Roni Michaely dell’Universita’ Cornell, e Kent Womack del Dartmouth College, hanno notato come le quotazioni dei titoli indicati dalle societa’ sottocrittrici siano salite in seguito ai suggerimenti d’acquisto, per poi crollare nei mesi successivi. Dopo sei mesi, infatti, le azioni prese in esame erano cresciute mediamente del 15%, contro la crescita del 20% delle azioni raccomandate da societa’ non coinvolte nell’Ipo. Dopo due anni le prime erano in calo del 52%, mentre le altre erano aumentate del 23%.
Le banche d’investimento si rifiutano di discutere il problema, escludendo che il conflitto d’interessi possa essere tra le cause della discrepanza dei risultati dello studio di Michaely e Wormack.
A pie’ di pagina i rapporti degli analisti citano la possibilita’ di conflitti da parte delle banche o dei loro dipendendi, ma gli investitori individuali non ne sono mai messi al corrente.
Inoltre i nuovi investitori non sanno che le stesse societa’ mobiliari spingono gli analisti ad evitare ogni commento negativo o controverso sui propri clienti, suggerendo piuttosto un neutro ‘no comment’.
Gli operatori del settore sottolineano poi che le banche non collocherebbero sul mercato una societa’ che non avesse i requisiti per aver successo, soprattutto dopo averla studiata a fondo.
Qualunque sia la ragione, e’ pero’ evidente che le ricerche di Wall Street sono create per favorire le banche e i loro clienti a spese dei singoli investitori, il che da’ motivo agli organi di controllo di rimanere in allerta.