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Bitcoin: va comprato quando è “noioso”, suggerisce la statistica

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Il Bitcoin è in circolazione dal 2008 e nel corso degli anni si è mosso freneticamente, attirando una forte attenzione mediatica in prossimità di nuovi picchi ed epiche sconfitte.

Secondo l’ex hedge fund manager e fondatore di DataTrek, Nicolas Colas, è proprio in queste fasi che la criptovaluta non andrebbe acquistata. Contrariamente a quanto avviene nel mercato azionario, nel quale le fasi di elevata volatilità si rivelano spesso le più interessanti per gli investitori, il Bitcoin, sulla base dell’esperienza storica, andrebbe acquistato quando è “noioso” e venduto quando si muove “drasticamente verso l’alto e ci sentiamo dei geni per il fatto di averlo o di averlo raccomandato”, ha scritto Colas.

Colas ha esaminato la deviazione standard dei prezzi giornalieri dei bitcoin nei precedenti 100 giorni e ha scoperto che comprare quando la volatilità è alta, di solito, non paga. Farlo quando la volatilità è bassa, al contrario, ha dato soddisfazioni nella maggioranza dei casi analizzati, con l’eccezione di quattro periodi seguiti a grossi rally. “Vale la pena notare che questo modello è esattamente l’opposto di quello che vediamo nelle azioni”, ha aggiunto Colas. “Inoltre, con l’aumento della capitalizzazione di mercato di un’azione, di solito si osserva meno volatilità. Questo non avviene con il Bitocoin”.

Nonostante il raffreddamento dei volumi di scambio sulle criptovalute, seguito al crollo di maggio, DataTrek ritiene che non ci si trovi ancora nel momento statisticamente più favorevole per comprare Bitcoin. La volatilità a 100 giorni è ancora superiore al 3%: la criptovaluta per eccellenza, insomma, non è ancora abbastanza noiosa perché si possa intravedere “un punto di ingresso ragionevole per un trade o un investimento a lungo termine che non implichi una volatilità a breve termine dura da digerire”.

Ma “la buona notizia è che quel giorno arriverà”. Infatti, sulla base delle dichiarazioni pubbliche, né la Federal Reserve né la Bce avranno probabilmente una valuta digitale della banca centrale prima del 2025”. Tali monete potrebbero rappresentare uno scomodo concorrente per i mezzi di pagamento alternativi. Ma per lungo tempo ancora “ci sarà spazio di crescita per le non-CBDC”, ossia per le criptovalute private.