La notizia ha colto di sorpresa molti operatori: la Banca centrale europea ha alzato di un quarto di punto il suo tasso principale, il pronti contro termine, che passa così dal 3,25% al 3,50%. Salgono anche gli altri due tassi che delimitano il corridoio della Bce, quello sui depositi dal 2,25% al 2,50% e quello sulle operazioni marginali di finanziamento dal 4,25% al 4,50%.
Fino a pochi minuti prima dal termine della riunione a Francoforte gli analisti sostenevano che la stretta monetaria sarebbe stata decisa nelle prossime settimane, a cavallo tra il 30 marzo e metà aprile. E questo per diversi motivi, tra i quali la necessità di verificare l’orientamento dell’Opec sulle nuove quote di produzione del greggio.
Invece si è deciso per una mossa immediata. Secondo i banchieri custodi della moneta unica, il caropetrolio e l’euro debole erano diventati un rischio per la stabilità dei prezzi di Eurolandia, già spinti al rialzo dalla ripresa economica. Anche nel nostro Paese Bankitalia prevede un rinvigorirsi dell’inflazione al 2,2%.
E per evitare questo pericolo la Banca centrale europea ha deciso una mini-stretta da un quarto di punto, la terza da novembre. L’ultimo intervento era stato fatto appena il 3 febbraio scorso. E per la prima volta una manovra del genere non è stata accompagnata dalla consueta conferenza stampa.
Perplessità sui mercati, che finora non hanno reagito granchè. Anzi, l’euro si è addirittura indebolito sul dollaro e quota 0,9680 (un euro vale 1936,27 lire). Anche il Mibtel ha leggermente sussultato, ma poi si è riassestato sulle sue posizioni deboli.
Gli operatori temono che questi interventi in rapida successione possano far aumentare la volatilità dei mercati, ma per la Bce si trattava di mantenere nei binari la ripresa in atto nei Paesi dell’euro. Una ripresa che, affermano i banchieri, è la migliore degli ultimi dieci anni.
“Il forte aumento dei prezzi petroliferi e il movimento al ribasso del cambio dell’euro
stanno provocando pressioni al rialzo sui costi delle importazioni e sui prezzi alla produzione”, spiega la Bce e aggiunge che “nel contesto di forte ripresa del ciclo economico c’è il rischio che questa situazione possa ripercuotersi sui
prezzi al consumo e sull’inflazione con effetti duraturi”.
Il rialzo dei tassi di oggi “porta avanti la politica che vuole affrontare in maniera tempestiva e preventiva l’emergere di rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi”. Questo
perchè “garantendo un ambiente non inflazionistico, questa decisione contribuirà a garantire una crescita economica sostenibile nell’area dell’euro”.