Economia

Banche, Senato: nessun nome in black list grandi debitori insolventi

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ROMA (WSI) – Stop del Senato alla black list dei grandi debitori delle banche. Il primo a proporre di rendere pubblici i nomi dei grandi debitori degli istituti di credito per cui scatta l’intervento pubblico è stato il presidente dell’Abi Antonio Patuelli.

“Se le banche vengono salvate con i soldi pubblici è eticamente giusto che si conoscano i nomi dei principali debitori”.

Il riferimento di Pautelli era al Monte dei Paschi e il numero uno dell’associazione bancaria italiana aveva chiesto una deroga alla legge sulla privacy rendendo pubblici i primi 100 debitori insolventi delle banche che sono state salvate.

“Bisognerebbe fare un’eccezione alle attuali regole della privacy proprio alla luce del fatto che si tratta di banche nelle quali sul piano della risoluzione o del salvataggio preventivo è intervenuto lo Stato o le altre banche e i risparmiatori. Una norma come quella proposta farebbe più chiarezza e contribuirebbe anche a evidenziare più facilmente i casi di violazione di una norma che si chiama mendacio bancario, attualmente vigente e che si verifica quando qualcuno prende in prestito dei quattrini raccontando cose false alla banca a cui li chiede in prestito. La legittimità di questa semplice norma, che può essere anche un emendamento, deriva eticamente dal fatto che se lo Stato decide di fare un intervento preventivo, vi può essere un’eccezione alla regola della privacy”.

A essere concorde con Patuelli molti politici, da Beppe Grillo a Maurizio Gasparri, e anche il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta che ha parlato di un segnale di moralizzazione che va colto e approfondito. La Commissione Finanze del Senato ha però bocciata la black list e ha proposto un’altra tipologia di intervento.

Invece dei nomi dei grandi debitori insolventi saranno resi noti, in una apposita relazione che il governo dovrà inviare con cadenza quadrimestrale al parlamento, i profili di rischio dei grandi debitori. In particolar modo di chi ha debiti andati in sofferenza pari o sopra l’1% del patrimonio della banca.

A prevederlo un emendamento al decreto Salva risparmio  che prevede lo stanziamento di 20 miliardi di euro di fondi pubblici per le banche a cui serviranno ricapitalizzazioni precauzionali o liquidità.