Società

UN HACKER
A PIAZZA AFFARI

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Con un computer vendeva le azioni e con l’altro comprava titoli. Un sistema semplice, efficace, che avrebbe potuto creare, se fosse stato usato in un date base nazionale, seri problemi all’economia del paese.

Ma alcuni errori, l’hacker informatico che era riuscito a realizzare operazioni di borsa telematiche, li ha fatti. Errori che gli sono costati cari sia finanziariamente, sia dal punto di vista giudiziario. Il pirata informatico di Terni, e i suoi soci, uno di Roma e l’altro di un paesino alle porte della capitale rischia ora di essere rinviato a giudizio con le accuse di frode informatica aggravata e continuata e di aggiotaggio, e la pena potrebbe arrivare anche a 10 anni.

Le acrobazie telematiche dell’hacker e il suo ‘trading on line’ sono state però interamente ricostruite dagli investigatori del Nucleo Speciale Anticrimine Tecnologico della Guardia di Finanza che hanno scoperto come sia stato possibile violare la Borsa Telematica.

L’hacker – ha spiegato il colonnello Umberto Rapetto- è riuscito a ‘craccare’, cioè a modificare e riscrivere una parte del sistema di sicurezza di un software informatico che gestisce migliaia di transazioni bancarie al giorno, dando il via a una speculazione basata su compravendite via internet delle azioni della Poligrafica San Faustino Spa e determinando, fra l’altro, la sospensione del titolo per un eccessivo rialzo in due occasioni, il 10 marzo e il 20 aprile del 2004.

Le indagini sono partite subito dopo la denuncia della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, che aveva notato sin dalla prima operazione dell’hacker, quella appunto del 10 marzo dello scorso anno, delle anomalie. Il pirata finanziario aveva aperto tre conti correnti, due con 500 euro, il terzo con mille, attraverso i quali era riuscito a comprare azioni per un controvalore di milioni di euro. Alla fine, però, l’hacker ha perso qualche decina di migliaia di euro. Secondo quanto accertato dagli investigatori della finanza le prime operazioni telematiche dell’hacker ternano risalgono al 10 marzo 2004 quando l’uomo ha aperto un conto corrente alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna con soli 500 euro. Grazie alle sue abilità informatiche, quello stesso giorno, riesce a modificare il software della banca, attraverso il quale può comprare e vendere titoli sfruttando il fatto che il sistema, così modificato, non risponde in maniera rapida a determinate sollecitazioni: in questo modo l’uomo, in una sola mattinata, guadagna più di diecimila euro.

Quello stesso giorno, il socio dell’hacker perde però circa 30 mila euro. Il 20 aprile dello scorso anno, il 43/enne mette a punto una seconda operazione, comprando ancora azioni, ma questa volta perde ben 58 mila euro. In realtà, già a novembre del 2003 aveva fatto un primo tentativo di inserimento nella borsa telematica che però non era andato a buon fine.

Ad aprile la banca si accorge delle anomalie e sporge denuncia. L’hacker ternano è stato individuato grazie ai tracciati delle operazioni telematiche e al numero di protocollo internet che ha consentito agli specialisti del nucleo anticrimine tecnologico di arrivare ad una utenza telefonica. Quella alla quale erano collegati i due computer.

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