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TANGO BOND, RIVERGOGNA

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(WSI) – Non è colpa nostra, dover tornare con tanta frequenza e quasi ogni giorno sulla vicenda dei tango bond. Comincia a infrangersi finalmente, la cortina di ferreo riserbo con cui il ministero dell’Economia ha sin qui trattato le 12 casse di documenti inviategli mesi fa dalla Consb per motivare la richiesta di sanzioni sulla vicenda delle obbligazioni argentine rifilate alla clientela retail.

Le sanzioni complessive, si è appreso ieri, non sono proprio bruscolini, visto che ammonterebbero ad almeno 10 milioni di euro. E naturalmente ci sono quasi tutte, tra le banche i cui esponenti sono sanzionati. Intesa, Unicredit, San Paolo, Capitalia, Antonveneta, Crt-Unicredit, Credem, Bnl, Bam-Mps, Carifi, Popolare di Ancona.

E’ purtroppo assai grave, che i poveri risparmiatori italiani siano stati tenuti all’oscuro della gravità e dell’estensione di tali comportamenti sanzionati finché lo swap argentino era aperto. In tal modo sono stati privati di un’informazione essenziale per decidere se aderire o meno all’offerta capestro argentina. Al contrario l’Abi e la task force Argentina hanno chiesto ai risparmiatori italiani di non aderire, mentre già si sapeva che la Consob riteneva molte banche avessero violato le regole.

Ma ora le sanzioni irrogate a swap chiuso configurano un’aggravante al danno già subito: e c’è da augurarsi partano massicce azioni giudiziarie da parte dei risparmiatori traditi, procedimenti in cui tale circostanza giocherà un ruolo giustamente non secondario.

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