Società

SEMBRA UN BOOM
E’ UN RIMBALZO

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(WSI) –
L’Ocse e l’Unione Europea hanno rivisto al rialzo la crescita del pil europeo per il 2006, portandolo al 2,5 per cento. Anche quella italiana è stata migliorata con un ritocco prima all’1,5, e poi all’1,7 o 1,8.

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Qualcuno si esalta per queste rettifiche al rialzo, ma erano già scontate sulla base dei dati del primo semestre disponibili a metà luglio: per esempio, la crescita italiana del pil nei primi sei mesi aveva dato luogo a un aumento dell’1,5 per cento di quello annuale nella mera ipotesi che nel secondo semestre non vi fossero incrementi rispetto al primo. Al secondo semestre si assegna dunque ora un aumento dello 0,3-0,2.

Può darsi che anche questo dato sia superato ma nessuno scommette su una crescita del nostro pil maggiore del due per cento. Pertanto per l’Italia non è in atto un’accelerazione della crescita – come si potrebbe supporre sulla base dell’illusione dovuta allo sfasamento temporale – ma una decelerazione. Questo vale anche per la Germania e, sia pure in minor misura, per la Francia e per l’Unione europea nel suo complesso.

Dunque la tesi per cui l’Europa, contrariamente a quanto si pensava qualche mese fa, avrebbe acquisito una forza propulsiva autonoma è priva di supporto nei dati. L’economia mondiale è stata in grande espansione a causa dalla crescita degli Usa che ha dato un impulso esterno a quella del Sud-Est asiatico e dell’America Latina, a loro volta sospinte anche da forze autopropulsive. L’Europa, in ritardo, ha fruito di questi impulsi derivanti dall’economia mondiale.

Ora essi si stanno attenuando perché la crescita dei paesi emergenti sta rallentando per le strozzature dovute ai costi delle materie prime e del lavoro, mentre il ciclo tecnologico e finanziario degli Stati Uniti succeduto al declino del 2001, ha raggiunto l’apice ed è nella fase discendente. L’economia europea, pervenuta al suo picco quando le locomotive asiatica e statunitense erano già nella fase della decelerazione, adesso celebra in ritardo il suo piccolo boom. Ma l’Europa – con il peso del welfare e del fisco e con le prospettive di una politica rialzista dei tassi confermate ieri dalla Banca centrale europea – non appare in grado di prendere per il prossimo anno il testimone della crescita da Stati Uniti e Asia.

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