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SBOOM EDILIZIO

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(WSI) –
Il mercato immobiliare degli Stati Uniti, il cui valore è sui sette-otto mila miliardi di dollari, si sta sgonfiando. I dati della fine del secondo trimestre, registrano una caduta del 9,8 per cento sul primo. E le rilevazioni provvisorie del terzo trimestre mostrano che la riduzione della bolla immobiliare continua.

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In Giappone la recessione da cui il paese si è risollevato solo nell’ultimo biennio ebbe inizio con lo sgonfiamento del mercato immobiliare. E vi è chi paventa che l’analogo fenomeno possa generare una recessione nell’economia americana. Il ciclo ascendente che si registrò nel 2002 – dopo la caduta del 2001 iniziata con l’attentato alle Torri gemelle – terminerebbe così dopo cinque anni.

Ma in realtà l’analogia col Giappone non regge, perché la crisi che allora si determinò ebbe come epicentro le banche ingolfate di crediti incagliati verso famiglie e imprese che avevano acquistato immobili. Negli Stati Uniti la caduta del mercato delle case potrà fare morti e feriti nel settore dei fondi di investimento, delle imprese di costruzione e degli intermediari immobiliari, ma non sembra che intacchi il sistema bancario che opera nei mercati globali.

La domanda delle famiglie di abitazioni sta rapidamente diminuendo e ciò riduce una componente importante della domanda globale di consumi, a sua volta fondamentale per la crescita del pil degli Stati Uniti. Ma ad alimentare la domanda globale americana di consumi c’è, comunque, la crescita del reddito delle famiglie derivante dall’aumento del pil, che su base annua è ancora del 3,6 per cento e su base semestrale è del 2,8 per cento.

E poi lo sgonfiamento del settore edilizio comporta una riduzione delle pressioni inflazioniste che potrà consentire alla Fed di evitare rialzi del tasso di interesse. Ma il venir meno dell’alta domanda immobiliare è anche effetto della moderazione delle previsioni di crescita americane connesse al ridursi del ciclo tecnologico. Questo lima l’aumento di valore delle azioni e quindi diminuisce la capacità delle famiglie americane d’indebitarsi. Lo sboom immobiliare non è tanto la causa quanto il segnale del fatto che l’economia degli Stati Uniti sta planando verso una crescita attorno al due per cento annuo.

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