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PIU’ MATTONE PER CASA BERLUSCONI

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(WSI) – C´è sempre più mattone nel patrimonio personale di Silvio Berlusconi. Dopo il blitz della Fininvest sulla splendida Villa Gernetto di Lesmo (costata 35 milioni) anche le holding immobiliari di diretta proprietà del premier hanno proseguito nel 2007 il loro shopping. Il Cavaliere ha staccato infatti un altro assegno da 31 milioni di euro per finanziare la Dolcedrago, capofila in questo business, portando a quota 259 milioni i soldi prestati alle aziende di casa titolari di Arcore, Macherio, Villa Certosa e di diversi investimenti anche nella zona di Porto Rotondo.

Il “colpo” dell´anno scorso l´ha messo a segno l´Immobiliare Dueville che con una caparra di 4 milioni – su un prezzo complessivo di 12 milioni circa – ha conquistato Villa Bellinzaghi (conte, banchiere e sindaco di Milano a metà ‘800) di Cernobbio, convinta forse dalla gigantesca “B” gotica artisticamente ricavata sul selciato dell´edificio, ben riciclabile anche sotto la nuova proprietà.

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L´Immobiliare Idra, invece, ha proseguito nella gestione del suo prezioso patrimonio, incassando 21 milioni circa per la gestione di Villa San Martino, di casa Berlusconi a Macherio e degli edifici in Sardegna. Soldi bruciati per intero (23 milioni) per l´aumento delle spese di manutenzione (9 milioni) e gli 1,3 milioni di consulenze pagati per saldare parte del compenso dovuto allo studio di architettura che lavora alle continue migliorie dei parchi e delle serre di Villa Certosa, la Versailles del Cavaliere teatro anche dell´ultimo informalissimo summit (a base di affari e Bagaglino) con il premier sovietico Vladimir Putin.

I conti della Idra – malgrado qualche risparmio sulle spese di giardinaggio, spiega il bilancio – si sono così chiusi in rosso per 5,7 milioni e il premier ha deciso di convertire in capitale della società ben 60 milioni di euro considerati prima semplici finanziamenti.

Il processo di capitalizzazione delle aziende immobiliari dovrebbe proseguire anche quest´anno nell´ambito di una conversione verso l´immobiliare e verso gli investimenti meno ciclici e più sicuri che sembra aver contagiato tutta la galassia Berlusconi. Anche la Fininvest, che in cassa ha oltre un miliardo di euro da spendere, ha ribadito che punterà a questo punto soprattutto su business come il mattone e le infrastrutture, lasciando che le controllate quotate (da Mediaset a Mondadori) autofinanzino – come hanno dimostrato di saper ben fare – il proprio sviluppo.

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