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ORA L’INFLAZIONE NON FA PIU’ PAURA

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(WSI) – Se a luglio l´economia mondiale aveva due problemi (la poca crescita e l´inflazione), adesso ne ha uno solo: la poca crescita. L´inflazione se l´è portata via il petrolio, che nell´ultimo mese è sceso di almeno il 25 per cento e che ancora non ha finito (probabilmente) la sua corsa verso il basso.

Fra i due problemi (poca crescita e inflazione) c´è un legame. Il petrolio, infatti, è andato giù di prezzo in parte per le decisioni del governo americano (autorizzazioni a nuove ricerche di greggio), ma in buona misura anche a causa proprio della poca crescita.

Ma non solo. Per una volta il mercato ha bastonato quelli che avevano cercato di aggirarlo, e cioè gli hedge funds. Si erano messi in testa, dopo aver portato il petrolio oltre i 100 dollari al barile, che fosse possibile spingerlo prima oltre i 150 e poi fino a 200 dollari. Ma non hanno tenuto conto dei «fondamentali» e sono stati battuti: era impensabile che con una domanda mondiale calante (per via della poca crescita) i prezzi potessero salire. E quindi oggi gli hedge funds che si erano messi sul petrolio sono in fuga e stanno perdendo tanti di questo soldi che per un po´ non si faranno proprio più vedere.

E quindi è ragionevole pensare che il prezzo del greggio nelle prossime settimane possa scendere ancora, anche se la maggior parte della strada è già stata fatta. Le autorità e le banche centrali (come è ovvio) stanno ancora insistendo sul pericolo inflazione, ma sanno che sta per rientrare. E infatti se si vanno a vedere le previsioni di Consensus di agosto (una media fra le previsioni di una sessantina fra i maggiori centri mondiali di ricerca) si vede che l´inflazione ha i mesi contati.

Nell´area euro, ad esempio, contro un´inflazione che nel 2007 era stata appena del 2,1 per cento nel 2008 si è saliti (dato medio dell´anno) al 3,6 per cento, ma già nel 2009 si scenderà al 2,5 per cento, che è un dato un po´ alto, ma lontanissimo dal 4 per cento a cui si è arrivati in questi mesi.
Negli Stati Uniti il copione è praticamente identico. Contro il 2,9 per cento del 2007 nel 2008 si arriverà al 4,3 per cento di inflazione, ma nel 2009 si scenderà di nuovo esattamente al 2,9 per cento (sono sempre previsioni di Consensus, il meglio di cui si può disporre).

In un certo senso, quindi, l´inflazione è un problema di ieri (anche se rimarrà fra di noi ancora per un po´). La poca crescita, invece, è una maledizione che non ci toglieremo di torno tanto presto. Non certo entro il 2008 e nemmeno entro il 2009. Anzi, è quasi certo che si andrà aggravando.
La crescita mondiale nel 2007 è stata del 3,8 per cento. Nel 2008 scenderà al 2,8 per cento (quindi nessuna recessione tipo 1929). Ma nel 2009, invece di risalire e chiudere la partita, il rallentamento continuerà: 2,6 per cento.

Il dato mondiale non dice molto però, perché mischia paesi a forte crescita a paesi quali paralizzati. Nell´area euro, ad esempio, la crescita 2007 era quasi del 3 per cento (2,7, per la precisione), ma nel 2008 scenderà quasi alla metà: 1,5 per cento (e, forse, persino qualcosa meno). Nel 2009 non si avrà però il rimbalzo: si scenderà all´1,1 per cento, cioè a poco più di un terzo rispetto a quello che avevamo visto nel 2007. Le dimensioni del rallentamento in corso, per quel che riguarda l´Europa, sono queste.

In Italia le cose vanno ancora peggio. Contro l´1,4 per cento di crescita del 2007, nel 2008 si arriverà (forse) allo 0,3 per cento (o anche, semplicemente, a zero). Nel 2009, comunque, potrebbe esserci una piccola ripresa.
Negli Stati Uniti la frenata dell´economia parte da lontano. Nel 2004 la crescita era stata del 3,6 per cento. Nel 2008 sarà (se tutto va bene) solo dell´1,6 per cento. E nel 2009 si va ancora giù: 1,4 per cento.

Nessuno, ovviamente, può giurare su queste cifre. Si tratta solo di previsioni, anche se per farle sono scesi in campo i migliori centri di ricerca di tutto il mondo. E quindi è possibile che si manifesti qualche differenza. Qui importa apprezzare le tendenze: mentre l´inflazione già dall´anno prossimo rientra un po´ ovunque, la poca crescita rimane. E quindi è possibile che già fra qualche mese, invece di discutere tanto di prezzi, si passi a discutere di deflazione, cioè di non-crescita.

E dalla non-crescita è difficile uscire. C´è solo la speranza che le banche centrali, vista dissolversi l´inflazione, diventino meno rigide e quindi taglino un po´ il costo del denaro, restituendo così ossigeno all´economia mondiale. Ma non c´è da contarci più di tanto. Dopo l´esperienza appena fatta con il credito facile (prestiti subprime), è possibile che le banche centrali diventino molto sospettose e molto prudenti di fronte all´ipotesi del denaro a basso costo. Quindi allargheranno i cordoni della borsa, ma con giudizio e con studiata lentezza.

In sostanza, siamo dentro una «frenata» mondiale dell´economia e sarà una frenata lunga. Ci farà compagnia anche per tutto il 2009 e forse anche per tutto il 2010.

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