Società

LA RIVOLUZIONE DELLA CONCORRENZA

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(WSI) –
Il ministro allo Sviluppo economico Pierluigi Bersani l’aveva annunciato giorni fa: le liberalizzazioni si fanno ma non si annunciano, perché quando si annunciano poi finisce che non si fanno. E così è stato. Il blitz è scattato nelle ultime 24 ore dopo che da dieci giorni i suoi esperti si erano messi al lavoro pancia a terra. Decisiva la cena di domenica sera a palazzo Chigi durante la quale Bersani ha rivelato ad alcuni dei ministri più direttamente interessati al decreto i contenuti del suo pacchetto: fino ad allora sia la responsabile della Sanità, Livia Turco, sia il ministro della Giustizia Clemente Mastella, sia lo stesso responsabile dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, i più toccati dalle novità varate poi ieri, erano stati tenuti all’oscuro di tutto.

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La reazione, racconta chi ha preso parte a quell’incontro, è stata «clamorosa». Non sono mancati i «mal di pancia», immediatamente sono venute a galla perplessità e preoccupazioni: Mastella temeva un intervento troppo forte sugli ordini professionali mentre la Turco (che solo qualche giorno fa aveva avviato un tavolo congiunto con Bersani, le regioni, i farmacisti, i distributori e le aziende del settore), sollecitava un approccio più morbido alla liberalizzazione dei farmaci. Ieri, invece, durante il consiglio dei ministri sono stati il ministro agli Affari regionali, Linda Lanzillotta, e quello dell’Agricoltura, Paolo De Castro, ad avanzare alcune osservazioni. La prima sul tema dei servizi pubblici locali, il secondo sui prodotti agroalimentari. Rilievi anche da parte del vicepremier Francesco Rutelli a sua volta ignaro di tutta la partita. Livia Turco, assente perchè impegnata fuori Roma, si è invece affrettata a far sapere che «il dialogo con le farmacie proseguirà». Mentre Mastella, ha messo le mani avanti, sostenendo che il decreto non incide «in alcun modo sugli ordini professionali e sull’autonomia degli ordini».

L’intento di Bersani, come anche di Prodi (convintissimo nel dare questa «scossa» al paese) non era però quello di colpire singole categorie ma quello di presentare un provvedimento complessivo, «nell’interesse generale». E questa sarebbe stata la «scintilla» che alla fine avrebbe convinto anche i più scettici ad approvare il provvedimento all’unanimità. «Con Bersani – ha spiegato ieri il premier -. siamo riusciti a centrare l’obiettivo, a mio parere complicato ma essenziale, di cambiare molti settori dell’economia». Per le liberalizzazioni, ha aggiunto il sottosegretario alla Presidenza Enrico Letta «la parola rivoluzione è quella giusta».

E in effetti il pacchetto che al ministero di via Veneto hanno voluto chiamare «Cittadino consumatore» introduce moltissime novità, rompe tanti tabù e cancella una serie di norme ormai inconciliabili con un mercato moderno, aperto, efficiente, europeo. Dodici i punti individuati: si va dall’abolizione delle tariffe minime per avvocati, notai, commercialisti e architetti alla liberalizzazione delle licenze dei taxi, della produzione di pane, di molte professioni (agenti di commercio, agenzie immobiliari, ecc.) e delle attività commerciali in generale. Si interviene sulle condizioni contrattuali dei conti correnti (fissazione tassi e costi di chiusura) e si abolisce la figura dell’agente monomandatario nel settore dell’Rc auto, mentre per i passaggi di proprietà di auto non servirà più il visto del notaio.

«Queste norme – ha spiegato ieri Bersani nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi – assumono la forma di decreto perché crediamo ci sia un’urgenza di intervento dettata dalle esigenze economiche e sociali». Senza contare che sono tutte «questioni o materie sulle quali è aperta una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea o di istruttorie da parte dell’Antitrust per presunte violazioni della concorrenza». Il ministro, poi, ha tenuto a precisare che «nessun furore ideologico di liberalizzare» anima il governo, che anzi si dice «pronto a discutere con gli attori. A convincerli e a convincerci».

L’Antitrust, che da questa partita vede riconosciute tutte le sue richieste ed in più esce rafforzato nei suoi poteri, ovviamente applaude. «E’ un passo che può diventare decisivo per il nostro sistema, a favore dei consumatori» commenta il presidente Antonio Catricalà. A favore anche Confindustria («è un primo passo verso un mercato più efficiente») e ovviamente i consumatori che arrivano a stimare in 500 euro all’anno il risparmio medio per le famiglie italiane. Ovviamente contrarie tutte le categorie, le «corporazioni» verrebbe da dire, toccate dal nuovo decreto: farmacisti, banche, assicurazioni, bottegai e baristi e ovviamente i taxisti, i più inferociti. Solo i panificatori, quelli della Confesercenti, sono contenti.

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