Società

L’ EREDITA’
DEL CAVALIERE

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Sembra che il centrodestra sia animato da una sola preoccupazione, spartirsi l’eredità politica (ed elettorale) di Silvio Berlusconi. In questo non c’è nulla di eticamante riprovevole, come non c’era quando Amintore Fanfani e Aldo Moro si batterono, prima insieme e poi l’uno contro l’altro, per l’eredità di Alcide De Gasperi.

La differenza sta nel fatto che è dubbio che l’eredità di Berlusconi sia trasmissibile. La funzione esercitata da Berlusconi nella politica italiana è quella di fornire un punto di riferimento unitario a formazioni politiche non solo di origine, ma di conformazione e natura diversa, che di per sé avrebbero avuto in comune solo l’avversità alla sinistra. A questo insieme disomogeneo Berlusconi ha fornito le ragioni di un’alleanza, a cominciare da quelle aritmetiche derivate dalla dimensione del consenso elettorale che è riuscito a convogliare sul suo partito, cioè sulla sua persona.

In questa condizione di oggettiva subalternità le diverse formazioni politiche hanno sviluppato, più o meno felicemente, uno sforzo identitario, la difesa di nicchie di consenso più o meno estese, rinunciando a esercitare una funzione politica generale. Così il progressivo indebolimento della spinta propulsiva berlusconiana apre un vuoto difficile da colmare, non è, come sembrano pensare quelli che calcolano come pagare i debiti che hanno contratto “a babbo morto”, una fiorente prateria che attende solo nuovi conquistatori.

Nessuno dei leader che si contendono l’eredità ha finora mostrato la capacità di saper guardare al di là del suo orticello, di saper fornire una visione politica generale in cui gli altri si possano riconoscere. Forse neppure Berlusconi ha questa qualità, ma ha saputo surrogarla con quel che è, nel bene o nel male: un formidabile innovatore del linguaggio e della pratica politica. Questo non è, però, un patrimonio trasmissibile automaticamente. Tanto meno può essere ereditato attraverso mediocri operazioni di palazzo o regressioni alla politica dei piccoli scambi. Prima gli “eredi” se ne renderanno conto e meglio sarà.