Società

IL TORO RIPARTE
(E CORRERA’)

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(WSI) –
Chi voleva vendere, probabilmente, l’ha già fatto. È questa la spiegazione, semplice ma efficace, della ritrovata stabilità dei mercati in cui, qua e là, rispunta l’ottimismo. Quello che spinge Barron’s a titolare la copertina con un eloquente «È tempo di comprare». «L’umore degli investitori – spiega Teun Draaisma, stratega azionario della Morgan Stanley – è passato dall’ottimismo sfrenato di aprile alla quasi disperazione di metà giugno. Si pensi che i fondi azionari europei hanno subito la più martellante campagna di riscatti degli ultimi 10 anni. Peggio era andata solo a seguito dell’attacco alle Torri Gemelle. Gli operatori sono coscienti dei rischi. Eppure questi stessi rischi, a mio modo di vedere, recano in sé un’opportunità. Insomma, non mi sorprenderei se più avanti nel corso dell’anno, i risparmiatori si ritrovassero a inseguire un mercato in ascesa».

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L’analisi di Draaisma poggia su tre fattori: inflazione sotto controllo, corsi moderati e un possibile aiuto dal dollaro. È uno scenario che trova conforto nella stagione delle trimestrali. Per il dodicesimo trimestre di fila negli Usa le aziende che appartengono all’indice S&P hanno registrato una crescita dei profitti a due cifre. E per la dodicesima volta di fila, gli utili corrono di più dei prezzi. «La valutazione dei titoli quotati ha beneficiato sia del ribasso dei listini che del costante miglioramento dei profitti – spiega l’analista – L’effetto netto è un multiplo (il p/e pari al rapporto tra il prezzo delle società e gli utili, ndr) niente affatto caro». E l’inflazione? «Il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, è stato esplicito nel dichiarare la guerra all’inflazione. E avrà successo, credo, così come l’avrà la Bce. Per mettere a rischio la stabilità monetaria i prezzi delle materie prime dovrebbero crescere assai di più e assai più in fretta. Un’eventualità che mi sento di escludere».

Sotto con gli acquisti, dunque? A favorire il Toro, secondo Barron’s sono tre fattori: l’ammontare dei buy back (operazioni deliberate per 400 miliardi); redditività (il 4% tra dividendi ed effetto buy back) competitiva con i T-bond; il boom dell’M&A (già 740 miliardi nei primi sei mesi, saranno oltre 1,4 miliardi a fine anno secondo Thomson Financial). Ma su Wall Street, nonostante un p/e pari in media a 14 volte, ai minimi dalla fine del ’94 (anche allora, del resto, la Fed aveva appena completato un ciclo di rialzi del costo del denaro), Thomas McManus di Bank of America mette in guardia: «dicono che le valutazioni delle azioni Usa sono molto sottovalutate. Mi sento di dissentire. Il rendimento offerto dalle società dell’S&P500 è cresciuto di circa 75 punti base da luglio 2005, esattamente come i tassi d’interesse». Dunque, prezzi ragionevoli, ma non da svendita, a parere di McManus.

Insomma, i professionisti delle previsioni finanziarie si dividono tra ottimisti che possono contare su una lunga serie di dati favorevoli (anche la circostanza che almeno la metà delle operazioni realizzate a Wall Street è avvenuto quest’anno tramite cash, altro segnale Toro) e neutri. Mentre i disfattisti in questo caso latitano.

Il quadro è ancor più roseo in Europa, nonostante il prossimo, assai probabile aumento dei tassi della Bce (che si riunirà giovedì 3 agosto). Il provvedimento, prevede di Morgan Stanley, non dovrebbe provocare una nuova frana del dollaro. «Le società europee hanno operato per cinque anni in un contesto di dollaro in forte calo. Secondo gli analisti del mio ufficio studi questa fase è terminata – sostiene Draaisma – Il cambio dovrebbe incanalarsi all’interno di una ristretta banda di oscillazione con baricentro nell’area tra 1,20 e 1,24 dollari per euro. Con minori pressioni sul fronte dei cambi, i profitti hanno una buona probabilità di salire».

Anche Kevin Gardiner, responsabile delle strategie del colosso bancario Hsbc, condivide una visione ottimistica dei mercati. «Sono d’accordo con chi sostiene che la combinazione tra uno scenario di tassi d’interesse strutturalmente bassi e un sentiment favorevole alla crescita rappresenta la premessa ideale per risultati aziendali migliori – dice il responsabile di Hsbc – Invece di spaventarsi a ogni sobbalzo del mercato, conviene tenere la barra dritta, seguendo la corrente principale». Gardiner è convinto che i multipli di Borsa siano molto, forse anche troppo, compressi. Insomma, il valore intrinseco delle azioni non è riflesso pienamente dalle quotazioni attuali. La conseguenza è intuitiva: «appena il pessimismo si dissiperà, i titoli dovrebbero riprendere a lievitare. E torneranno a farsi sentire i numeri che contano per davvero, a partire dalla solidità del quadro fondamentale».

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