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IL NASDAQ? E’
EURO-DIPENDENTE

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(WSI) – Volete puntare sulla resurrezione del Nasdaq? Guardate le quotazioni dell’euro. C’è, infatti, una sorprendente correlazione tra l’andamento del listino tecnologico Usa (ancora in rosso del 58% dal marzo 2000 ad oggi) e il cambio tra euro e dollaro. Dal gennaio dello scorso anno, infatti, ogni spunto all’insù della valuta unica europea è stato accompagnato da un puntuale rialzo del paniere dei titoli hi tech. E da puntuali marce indietro quando l’euro ha corretto i suoi corsi (vedi grafico ). Che lezione ne devono trarre gli investitori con il pallino dei titoli hi tech?

«L’euro si rafforza e il settore tecnologico americano va meglio? Forse si può spiegare con il fatto che i prodotti americani sono diventati più convenienti – spiega Giorgio Guerra responsabile di Ras hi tech (»24% dai minimi del settembre 2002, meno 69,4% dal marzo 2000)-. Penso che il 2005 possa ragionevolmente collocarsi in una via di mezzo tra l’ottimo 2003 e il deludente 2004. Soprattutto se, nella seconda parte dell’anno, i risultati delle aziende hi tech si confermeranno migliori, soprattutto per i semiconduttori». Tra le più attraenti di questo comparto, secondo Guerra, brillano Amd e Broadcom e l’inglese Arm. «Siamo impegnati anche nelle apparecchiature delle telecomunicazioni – prosegue Guerra -. Tra i nostri preferiti c’è Motorola , perché il processo di ristrutturazione e il cambio di management stanno dando i primi frutti. Ma anche piccole società operative nella fornitura per i servizi di telefonia via Internet, come Audio Codes».

Guerra è attento anche al mondo dei software, dove proseguirà il processo di aggregazione già avviato. E i titoli Internet? «Sono cari» risponde secco. Valutazioni in parte condivise da Michele Cavagna , money manager di Gestielle hi tech (»13,41% dal settembre 2002, meno 35,6% negli ultimi tre anni). Che però puntualizza: «Quanto alla crescita degli utili il settore Internet dovrebbe marciare a un tasso superiore al 20%, con punte del 30% per nomi come Google. Ma la crescita è già riflessa nel prezzo dei titoli».

Davide Scutti, gestore di Zenit High Tech (il migliore dal settembre 2002 con un »30%, ma a tre anni è in rosso del 31%) sostiene che in caso di rafforzamento del dollaro è interessante tenere sotto osservazione quelle società in area euro che sono state penalizzate nel 2004. Scutti, inoltre, spiega che l’investimento hi tech ha una sua mappa geografica sempre più precisa. «In settori di business ormai maturi le società statunitensi ed europee sono sempre più costrette a ridurre i prezzi di vendita e i costi di produzione a discapito dei margini, per contrastare l’aggressività e la competitività di nuovi competitor cinesi». Se questa lettura della realtà è esatta occorre dunque inseguire titoli hi tech molto aggressivi (growth ) nei paesi occidentali, con maggiore attenzione a chi ha fatto alti investimenti in ricerca e sviluppo. Mentre in Cina e in India è preferibile un atteggiamento value, cioè una caccia agli hi tech più stabili e prevedibili.

Scutti predilige computer, semiconduttori e telecomunicazioni. Il settore Internet, escludendo i portali cinesi e indiani, «è invece un po’ sopravvalutato». Nel portafoglio di Zenit hi tech figurano Microsoft, Qualcomm, Intel, Cisco, Dell, Oracle, Applied Materials, Nokia, Canon.

Più o meno gli stessi nomi che ritornano nelle scelte di Euromobiliare hi tech (»22% da settembre 2002, meno 68% da marzo 2000), guidato da Paola Bianco , che invita alla prudenza. «La performance del settore sarà in linea con la crescita della spesa per Information Technology. E le stime parlano di un incremento nel 2005 non superiore al 7%».

Dove guardare? In alcune specializzazioni del software, come la business intelligence, la sicurezza. Comunque in un mercato guidato dalla crescita degli utili, conclude Bianco, è sempre premiante la selezione dei singoli titoli più che l’analisi del settore, privilegiando le aziende con buona posizione competitiva e valutazioni interessanti.

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