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CRISI: PIANGONO ANCHE I SUPER-RICCHI?

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(WSI) – Piangono anche i superricchi? Forse, ma certamente non se la passano molto bene i loro fornitori. L´anno scorso un cantiere navale italiano riceve una commessa da un grande imprenditore per costruire un yacht da oltre 100 metri. I lavori cominciano, ma sei-sette mesi fa si scopre che il signore in questione ha avuto qualche disavventura.

Il cantiere, prudente, propone di fermare i lavori. L´imprenditore è d´accordo e suggerisce: «Diamolo al primo oligarca russo che bussa alla vostra porta». Peccato che l´oligarca lo stanno ancora aspettando adesso, e il mega-yacht se ne sta lì, nel cantiere, mezzo finito e mezzo da finire. Un altro yacht (più normale) è stato commissionato da un calciatore pieno di soldi. Ha versato un buon anticipo, ma ormai sono mesi che il cantiere lo cerca e non lo trova, scomparso. Anche lui ha deciso, probabilmente, che è meglio aspettare tempi migliori. E anche in questo caso nessun oligarca russo si è presentato a rilevare il manufatto, forse perché oggi non tira aria buona nemmeno a Mosca, con la Borsa in crisi e tutto il resto. Anche da quelle parti, cioè, i superricchi hanno deciso che per un po´ è meglio adottare il basso profilo e contenere le spese.

Ma dove si ha un´immagine concreta, fisica, del ricco consumatore latitante è nel centro di Milano, nel famoso quadrilatero d´oro, dove ci sono le boutique e le gioiellerie più ricercate del mondo. Ebbene, sono piene più che altro di eleganti commesse molto ben vestite e ben pettinate che si annoiano da mattina a sera. I clienti non ci sono. Stime prudenti dicono che gli affari (una volta alimentati soprattutto da clienti russi e arabi) si sono ridotti fra il 30 e il 50 per cento. Se scendiamo un po´ di livello, constatiamo che il mercato delle auto, in Europa, si è ridotto del 25-30 per cento. E se gli europei rinunciano all´auto nuova (la cosa che amano di più), vuol proprio dire che hanno già cancellato molte altre cose dalla loro lista degli acquisti.

Quale è il senso di tutto ciò? Significa che la crisi, partita dal sofisticato mondo della finanza, è già arrivata ai consumatori, e non solo a quelli meno abbienti. Ha già colpito anche più su. Non importa quale sia il reddito, la parola d´ordine è: non si compra niente, fino a quando non sarà passata la tempesta. E questa tempesta minaccia di essere più complicata del previsto. I previsori ufficiali, quelli che studiano la congiuntura per mestiere, continuano a lanciare messaggi in fondo tranquillizzanti.

Nel 2009, dicono, la crescita sarà di fatto inesistente, tanto in America quanto in Europa. Ma niente di più. Nelle loro tabelle non si vede un solo segno meno. Al massimo, spiegano, ci sarà qualche trimestre un po´ negativo. Insomma, va di moda la teoria della recessione breve. Una specie di starnuto congiunturale, e poi via, di nuovo.

Ma sarà proprio così? Qualche isolato pensatore comincia a pensarla diversamente, e avanza qualche spunto di riflessione.

1 – E´ la prima volta che il mondo va in crisi tutto insieme. Anche dall´Asia, infatti, stanno arrivando segnali poco rassicuranti. Anche da quelle parti (che erano l´ultimo motore rimasto alla congiuntura) si comincia a rallentare. L´America e l´Europa, invece, sono in ginocchio da tempo e c´è poco da sperare. Nessuno sa che cosa può succedere in mondo che si ferma “tutto” insieme. E´ un po´ come avere una macchina con le gomme a terra, senza benzina e con le candele sporche. E nessuno che abbia la voglia (o la forza) di dare una spinta per uscire dal fosso.

2 – E´ la prima volta che la maggior economia del mondo (gli Stati Uniti) va in crisi con le autorità che non hanno più una sola arma per combattere l´avversa congiuntura. I tassi di interesse, si fa notare, sono già molto bassi. Si possono ancora abbassare, certo, e sembra che a questo stiano pensando alla Federal Reserve. Ma tutti sanno che tagliare ancora il costo del denaro in America può essere un rischio molto grosso: c´è il pericolo di falsare tutto, e di incartarsi per dieci anni.

D´altra parte, il mondo continua a essere “illiquido”: nel senso che tutti (banche e imprese) cercano soldi in giro, ma non ne trovano. I soldi non sono stati bruciati, ci sono. Ma nessuno si fida a darli a qualcuno che non sia se stesso. Il governo, d´altra parte, ha già fatto i rimborsi fiscali e ha appena deciso di stanziare 700 miliardi di dollari per ritirare dalle banche i titoli “tossici” (cioè che non valgono niente). A questo punto è difficile pensare a altre armi e, soprattutto, non si sa dove prendere i soldi. E allora qualcuno dice che Ben Bernanke (il capo della Federal Reserve) forse dovrà fare sul serio quello che una volta espose come battuta: salire su un elicottero pieno di dollari (appena stampati) e lanciare i biglietti sulle città americane per far ripartire i consumi.

Le autorità, insomma, mai sono state così disarmate. E la crisi è appena cominciata, perché solo adesso sta mordendo l´economia reale, quella degli uffici e delle fabbriche, quella dove si crea davvero la ricchezza da distribuire.

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