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BUON
ANNIVERSARIO, BB

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(WSI) –
Ben Bernanke è stato promosso a pieni voti, dopo il suo primo anno di presidente della Federal Reserve. La sua gestione piace agli analisti finanziari e agli economisti, anche ai liberal che non simpatizzano per Bush (autore della scelta di Bernanke, per il dopo Greenspan) e riscuote simpatie internazionali. In effetti è riuscito a pilotare gli Usa dai bassi tassi di Greenspan al livello attuale del 5,25 per cento, senza creare sconquassi nell’economia americana.

L’economia americana gode di un periodo di florido rallentamento dello sviluppo, su un alto livello (crescita del pil nel 2007 non lontana dal 3 per cento), con una moderata inflazione, senza che sia scoppiata la bolla immobiliare innescata dall’euforia dei bassi tassi. Sino al luglio 2004 la Fed aveva tenuto il suo tasso a breve all’un per cento, aumentandolo poi gradualmente sino ad arrivare, nel novembre del 2005, alla fine del mandato di Greenspan soltanto al 3,75 mentre la crescita del pil statunitense viaggiava sul 3,8 per cento.

A differenza del suo illustre predecessore, Bernanke ha adottato la strategia della trasparenza. Si sa che in linea di principio vorrebbe operare con un obiettivo predefinito di tasso di inflazione. Ma poiché Greenspan aveva abituato i mercati a una linea pragmatica del tutto diversa e poiché il tasso d’inflazione utilizzato dalle autorità monetarie americane tradizionalmente è al netto dei prezzi dell’energia, che sono diventati una variabile troppo grossa per essere ignorata, Bernanke ha preferito fare riferimento all’inflazione senza l’indicazione di un livello predefinito, ma con una metodologia egualmente chiara. Guarda al fatto se l’inflazione appaia in aumento in diminuzione o stazionaria.

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Collega la spiegazione a fattori come i salari, i prezzi delle materie prime, l’occupazione, il mercato edilizio, il ritmo di crescita dell’economia. E ogni volta che prende una decisione segue il medesimo ragionamento oggettivo. La medesima obbiettività l’ha indotto a dichiarare che lo yen giapponese non è artificialmente sottovalutato, anche se il suo basso livello non è favorevole all’export tecnologico americano. Insomma BB non fa il padreterno e questo paga.

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