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BOND A TASSO VARIABILE: VENDITE RIDOTTE ALL’OSSO

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Le prospettive sempre piu’ alte di un mantenimento dei tassi di interesse sui minimi storici ancora per un periodo prolungato, come sottolineato ieri dal Comitato di politica monetaria della Federal Reserve, hanno inflitto un duro colpo alle vendite di titoli obbligazionari corporate a interesse variabile, che risultano in calo del 68% dall’inizio dell’anno.

Dopo aver raccolto oltre $42 miliardi nelle prime due settimane dell’anno, dal 15 gennaio le vendite dei cosiddetti “floaters”, titoli del debito il cui tasso di interesse cambia a seconda delle condizioni di mercato (rapporto inversamente proporzionale con i tassi di interesse sul breve termine), sono piombate a quota $13.5 miliardi, stando ai dati diffusi oggi dall’agenzia Bloomberg.

Il rendimento dei titoli del debito a interesse variabile e’ stato dello 0.41% quest’anno, se nei calcoli si tiene conto anche degli interessi reinvestiti, meno della meta’ rispetto allo 0.99% dell’indice del Credito Globale a cura di Barclays Capital.

“Il mercato si e’ fatto finalmente una ragione: i tassi di interesse rimarranno su livelli bassi ancora per diverso tempo”, ha detto Burt White, chief investment officer di LPL Financial, aggiungendo che “alcuni erano veramente convinti che la Fed avrebbe potuto apportare una stretta monetaria in gennaio, ipotesi che vista con il senno di poi si e’ rivelata quanto mai ridicola. Ovviamente e’ uno scenario che non favorisce i bond a interesse variabile”.

La Federal Reserve ha detto ieri che l’economia statunitense e’ in ripresa, ma che ha intenzione di mantenere lo status quo sui tassi vicino allo zero ancora per un “periodo prolungato”. I money manager non hanno fretta di comprare i floaters in un periodo in cui gli Stati Uniti sono alle prese con un tasso di disoccupazione del 10% e la Grecia e il Portogallo devono vedersela con gravi problemi di deficit di bilancio, che rischiano di rallentare la crescita dell’economia europea.