Società

BERLUSCONI: SI DIMETTA E RIVINCA LE ELEZIONI

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”Se Berlusconi va alle elezioni vince ancora. Se fosse furbo si dimetterebbe e porterebbe il Paese alle elezioni. Dovrebbe giocare d’anticipo”. A pensarla cosi’ e’ il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga.

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In un’intervista alla Stampa, Cossiga consiglia al premier di non chiedere scusa a nessuno, ma di ”stare zitto” perche’ ”come si muove sbaglia”, anche se, in una lettera aperta sul Corriere della Sera, gli dice anche di scusarsi coi figli, ”quelli almeno che hai in comune con Veronica”. Tra gli altri consigli: fare la pace con Murdoch, il magnate australiano proprietario di Sky e cercare un armistizio con l’Associazione nazionale magistrati (”porta alle lunghe la legge sulle intercettazioni e sulle modifiche al Codice di procedura penale e dai ai magistrati un consistente aumento di stipendio”.

Caro Silvio. Inizia così una lettera aperta di consigli che il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga indirizza al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dalle colonne del ‘Corriere della sera’. Esortandolo a porre fine a “questo rotolarsi nella melma”. “Non sono mai entrato nella tua vita privata pur, come tu ben sai, non con­dividendo alcune manifestazioni di essa.

Ri­tengo che i giudizi sulla vita privata di una per­sona che non attengano alla funzione pubblica esercitata – e in particolare la vita eufemisti­camente chiamata ‘sentimentale’ ma più esattamente ‘sessuale’ – debbano essere di­stinti dai giudizi politici”, premette Cossiga. “Vi è chi, movimenti politici e potentati economi­ci, con o senza giornali di loro proprietà, sono terrorizzati che tu possa governare il Paese per altri quattro anni; e sperano che titolari di alte cariche istituzionali, al primo, al secondo o al terzo posto nelle precedenze, riescano a farti uno sgambetto”.

“Io – prosegue Cossiga – penso che tu sia vittima dell’odio dei tuoi avversari ma anche delle tue imprudenze e ingenuità”, ma “non credo che tu sia vittima di un com­plotto”. “Lascia stare i complotti – prosegue il presidente emerito della Repubblica – e respingi anche l’odio che è un cattivo consigliere anche per chi ne è oggetto. Vendi Villa La Certosa, o meglio regalala allo Stato o alla Regione Sarda: è indi­fendibile e ‘penetrabilissima’. Lascia anche Palazzo Grazioli, che ha ormai una fama equi­voca e trasferisciti per il lavoro e per abitarvi a Palazzo Chigi.

Non chiedere scusa a nessu­no, salvo che ai tuoi figli, quelli almeno che hai in comune con Veronica. Non mi consta che gli altri due grandi sciupafemmine come Kennedy e Clinton abbiano mai chiesto scusa al loro po­polo… Fai la pace con Murdoch: tra ricchi ci si mette sempre d’accordo. Cerca un armistizio con l’Anm: porta alle lunghe la legge sulle inter­cettazioni e quella sulle modifiche del Codice di Procedura Penale e dai ai magistrati un con­sistente aumento di stipendio”.

“Vuoi, invece, fare la guerra? Allora vai in Parlamento: ma al Senato per carità! E non alla Camera, per non correre il rischio di ve­derti togliere la parola o espulso dall’aula. Tie­ni un duro discorso sfidando l’opposizione, fa presentare una mozione di approvazione delle tue dichiarazioni, poni la fiducia su di essa e, come ai gloriosi tempi della Dc con il Governo Fanfani, fatti votare contro dai tuoi, impeden­do con i voti la formazione di un altro gover­no, porta così il Paese a inevitabili nuove ele­zioni… Perché la guerra – conclude Cossiga – è sempre meglio per te, per l’opposizione e per il Paese, di questo rotolarsi nella melma”.

Giuliano Ferrara torna a consigliare a Silvio Berlusconi di affrontare di petto il dibattito e il gossip nato attorno alle sue feste private. E lo fa scrivendo sul ‘Foglio’ il testo del discorso che, a suo avviso, il presidente del Consiglio dovrebbe pronunciare di fronte alle Camere, per fugare ogni dubbio, facendo ricorso “alla sua maggiore risorsa: una sincerità candida, con un bell’orgoglio e un notevole coraggio”.

La “campagna di stampa” contro Berlusconi “ha quell’informalità selvaggia e sprezzante del diritto individuale, che è tipica di certe ondate forcaiole che hanno attraversato il nostro paese negli ultimi vent’anni”, scrive l”elefantino’ in un articolo scritto in prima persona come se fosse pronunciato dal premier. “Ho detto sul mio onore, e confermo, di non avere mai fatto sesso con minorenni, di non avere pagato per la soddisfazione di piaceri sessuali”.

Prosegue il discorso fittizio: “Non sarei del tutto sincero se non aggiungessi le mie scuse per eccessi e disinvolture che hanno contribuito a rendere possibile questa incresciosa situazione. Sono davvero rammaricato per aver cooperato oggettivamente, al di là di ogni mia intenzione specifica, al dipanarsi di questa campagna che tende a disonorare le istituzioni e il paese. Il mio profilo privato è stato parte della mia discesa in campo nella politica italiana. Quel che ho fatto, nel bene e nel male, e quel che farò, dipende dal mio status anomalo di non professionista della politica. Mi mancano certe ipocrisie dell’uomo pubblico professionale, ma anche certe accortezze e sensibilità verso la tutela dell’apparenza istituzionale”.

Il discorso berlusconiano che il direttore del ‘Foglio’ sogna, si conclude con la promessa di “andare avanti con tenacia e spirito di servizio, senza affatto escludere di rimettere la decisione finale agli italiani che non vogliono rivedere la spazzatura nella strade e nelle prime pagine della stampa tabloid”.