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Ambrogio Crespi: “continuerò a lottare per l’affermazione della giustizia giusta”

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E’ uno dei casi giudiziari ha fatto più clamore negli ultimi anni quello del registra Ambrogio Crespi, che il prossimo 9 marzo dovrà affrontare l’ultimo grado di giudizio per l’accusa di ”associazione mafiosa” a seguito di presunti legami con la ‘ndrangheta, la mafia calabrese.

Una vicenda, ribattezzata da alcuni giornali il nuovo caso Tortora, che ha visto il regista, da sempre impegnato a denunciare la criminalità organizzata, finire condannato in primo grado a 12 anni, pena poi ridotta in appello a 6 anni, per voto di scambio e rapporti con l’andrangheta.

L’incredibile episodio è stato raccontato anche in un libro documento di Marco Del Freo dal titolo “Il caso Crespi”. Tutto risale alle elezioni regionali del 2010 in Lombardia, le ultime vinte da Formigoni. Il tribunale ha ritenuto Crespi colpevole di aver procurato voti a Domenico Zambetti, assessore alla Casa di quella giunta, grazie conoscenze in ambienti criminali.

“Nonostante le farneticanti sentenze di primo e secondo grado la mia fiducia nella giustizia è incrollabile” è quanto ha dichiarato in una intervista a L’Opinione il regista di numeri docufilm (tra cui “Generale Mori. Un’Italia a testa alta”).

“Ci tengo a precisare una cosa – ha chiarito Crespi – confido con estrema fiducia che il 9 marzo la Cassazione mi riconsegni alla mia vita, da uomo libero, estraneo ad ogni fatto contestato sino ad oggi. Questa storia mi ha insegnato molto, ha cambiato la mia vita ed ho cercato disperatamente di fare in modo che non mi distruggesse, trasformando il male che ho ricevuto in bene per gli altri che poi mi è ritornato”.

“Assolto o condannato dalla Cassazione non potrò che continuare nella mia battaglia, cioè a lottare per l’affermazione della giustizia giusta. Lo devo ai miei figli”.