Società

Yemen e Siria: spari sulla folla, e’ una strage di manifestanti

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Sanaa – Strage di manifestanti antigovernativi a Taez, seconda citta’ dello Yemen. Le forze di sicurezza hanno disperso un sit-in di protesta nella piazza principale della citta’, dando alle fiamme le tende degli accampamenti dei manifestanti e uccidendo almeno 20 persone, secondo quanto riferito dagli organizzatori della protesta.

Tre delle vittime sono state colpite davanti a un posto di polizia vicino al luogo del sit-in prima dell’assalto dato alla piazza della Libertà, nel centro della città. Nell’operazione sono stati utilizzati blindati e carri per svuotare la piazza dei manifestanti. Ma alcuni dimostranti si sono rifugiati sui tetti delle case vicine e gli organizzatori annunciano che la protesta continua.

Akram Saed, che si trovava nella piazza al momento dell’attacco delle forze dell’ordine, ha raccontanto in un’intervista telefonica ad Al Jazeera che c’erano “fiamme ovunque” e che l’obiettivo diretto erano i manifestanti. Migliaia di persone sono accampate da giorni nella piazza per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh.

Ieri in Siria gli elicotteri dell’esercito hanno aperto il fuoco contro i manifestanti anti-governativi, con il governo che e’ impegnato a sedre le proteste iniziate a marzo. L’opposizione intanto si prepara per tenere una conferenza in Turchia fissata per domani.

Le citta’ coinvolte sono Talbiseh e Ratsan e il bilancio e’ di almeno 16 feriti, secondo quanto riferito da Ammar Qurabi, leader dell’organizzazione nazionale siriana per i diritti umani. In tredici sono rimasti feriti quando le forze di sicurezza hanno sparato a uno scuola bus.

Negli scontri a Talbiseh quattro soldati, tra cui un funzionario, hanno perso la vita, secondo quanto riportato dall’agenzia stampa SANA, che ha citato una fonte all’interno dell’esercito siriano.

AL QAIDA PRENDE CONTROLLO CITTA’ DEL SUD

Al Qaida nel frattempo ha rafforzato il suo controllo sul territorio nel sud dello Yemen, occupando con le armi, dopo un paio di giorni di sanguinosi combattimento con almeno 18 morti, la cittadina di Zinjibar, nella travagliata provincia meridionale di Abyan.

Per il presidente, Ali Abdullah Saleh, contestato dalle piazze, si riapre con violenza il fronte meridionale subito dopo che era riuscito a raggiungere una tregua con i capi tribali che a Sanaa si erano uniti all’opposizione.

“Circa 300 combattenti islamici e uomini di Al Qaida sono entrati a Zinjibar venerdì e alla fine sono riusciti a prendere il controllo di tutto”, ha detto un residente. Tutti i centri amministrativi di Zinjibar, dicono i testimoni, sono caduti nelle mani degli insorti. Sul terreno sono rimasti 18 morti, secondo un bilancio tracciato da fonti locali dopo la scoperta dei cadaveri di sei soldati.