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YAHOO!: TERREMOTO AL VERTICE

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Terremoto al vertice di Yahoo: Terry Semel, dal 2001 alla guida del portale di Sunnyvale, fa un passo indietro e cede il testimone al co-fondatore Jerry Yang, assumendo la presidenza non esecutiva.

L’avvicendamento, cui si aggiunge anche la nomina dell’ex capo della finanza Susan Decker alla direzione generale, fa volare le azioni del 6% negli scambi serali di Borsa e giunge a pochi giorni dalla dura protesta dei soci emersa nel corso dell’assemblea della scorsa settimana chiamata a confermare, tra le altre cose, il board. Nel mirino era finita la debole strategia aziendale, sotto accusa sia per il profilo gestione sia per il crollo dei titoli al Nasdaq, a causa delle crescenti difficoltà a reggere il confronto con Google, il motore di ricerca più usato al mondo, nella conquista della ricca fetta della raccolta pubblicitaria online.

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Semel, manager di 64 anni con una lunga esperienza nel settore tecnologico, ha preso la gestione di Yahoo all’indomani dello scoppio della bolla Internet del 2000, traghettando la compagnia in acque sicure, irrobustendo il business grazie alla maggiore attenzione al mercato pubblicitario e alla consistente campagna acquisti. Un dato su tutti: sotto la guida di Semel, i titoli Yahoo sono passati dai 4 dollari del 2001 agli attuali 29, pur se molto meno dei 43,42 dollari toccati a gennaio 2006 scontando i rinvii del Progetto Panama, il sistema di raccolta pubblicitaria.

“E’ la cosa più ovvia che poteva capitare proprio nel momento in cui Yahoo non è vincente”, commenta Scott Kessler, analista di Standard & Poor’s, aggiungendo che, in questo modo con l’uscita dell’ad, “puoi scaricare parte della colpa”. Lo scenario si era decisamente deteriorato rispetto ai tempi dello sbarco in grande stile in Cina, grazie all’intesa con Ali Baba, al punto che nei rapporti degli analisti era sempre più ricorrente l’ipotesi d’alleanza (o meglio di vendita della società) per contrastare l’avanzata di Google. Fino ad arrivare ai colloqui per l’aggregazione con Microsoft, messe da parte per la seconda volta poche settimane.

L’ultimo episodio, decisivo per Semel, è avvenuto la scorsa settimana, quando gli azionisti della società hanno marcato il segnato il disappunto verso il board: solo il 66% ha votato per la riconferma contro il 97% dello scorso anno. Linee strategiche incerte e deludenti, con la beffa che malgrado il calo del titolo (Yahoo si è deprezzata del 10% dallo scorso anno contro il +30% di Google), Semel ha guadagnato 71,7 milioni di dollari, confermandosi il Ceo più remunerato tra quelli delle società che compongono lo S&P’s 500. Per questo i soci avevano anche tentato il blitz per agganciare gli stipendi dei manager legati alla performance della compagnia nel confronto con le rivali: la proposta alla fine non è passata, ma ha raccolto un lusinghiero sostegno pari al 35% di voti.