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Wi-Fi: con Decreto diventa libero in tutta Italia

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ROMA (WSI) – Il decreto del Fare arriverà al Senato con la fiducia richiesta dal governo. Gli emendamenti approvati venerdì che andavano a complicare i riferimenti al wi-fi nel decreto Fare sono stati spazzati via da un intervento del presidente della Commissione Bilancio Francesco Boccia.

Come riporta il deputato di Scelta Civica Stefano Quintarelli sul suo Tumblr, secondo la nuova versione “l’offerta di accesso alla rete Internet al pubblico tramite rete wi-fi non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori”.

Liberi tutti quindi, addirittura senza la distinzione diretta tra chi offre l’accesso come attività commerciale prevalente, gli operatori di telecomunicazioni, e chi lo fa dall’interno del suo ristorante, bar o pizzeria. Come spiega Quintarelli a Wired.it, ” gli operatori devono comunque fare riferimento alla normativa che li obbliga a identificare gli utenti”. Con il cambiamento di ieri sera, aggiunge il deputato, ” decade finalmente l’obbligo di rivolgersi a installatori certificati per allacciare la rete”; si rischiavano multe da 30mila a 150mila euro.

Se il testo dovesse essere approvato al Senato, non ci sarebbe alcun obbligo legislativo di introdurre sistemi di monitoraggio della navigazione e dell’ identità degli utenti che si connettono alla rete Internet del bar mentre stanno sorseggiando un caffè. Su Twitter, il fondatore di Key4biz Raffaele Barberio si dice perplesso sul rispetto della direttiva europea 24/2006, che fa appunto riferimento alla conservazione dei dati per “garantirne la disponibilità a fini di indagine, accertamento e perseguimento di reati gravi”.

Quintarelli precisa che il tema della sicurezza e della responsabilità, sia per chi offre la connessione sia per chi utilizza le reti, rimane e che con un intervento del genere si liberano semplicemente gli esercenti da una serie di interventi tecnici complicati e onerosi. Sarà poi il singolo esercizio commerciale a decidere se introdurre o meno una password e l’utente a fidarsi (o meno) a utilizzare una Rete di cui non è chiara la proprietà.

L’amministratore delegato di Futur3 Massimiliano Mazzarella, che del supporto nella creazione delle reti pubbliche ha fatto il suo business, non è convinto che l’eliminazione totale della password sia la soluzione: ” Bisogna garantire un mimino di sicurezza e tracciabilità”, afferma, ” tendendo inoltre conto del fatto che il bar ha tutto l’interesse a mettere una password per riservare la connessione a chi consuma”.

Le due posizioni rappresentano perfettamente il dibattito sulla questione, attivo ormai da qualche anno: la legge Pisanu ha bloccato la diffusione del wi-fi pubblico in Italia con l’obbligo di archiviazione della fotocopia del documento degli utenti occasionali. Una volta abrogata è rimasto un buco legislativo che l’esecutivo Letta sta provando a colmare.

Da una parte, la posizione di Quintarelli, la volontà di aprire il mercato e non scegliere questa sede per precisare le responsabilità in caso di eventuale illecito compiuto tramite le reti e, soprattutto, imporre accorgimenti tecnici che possono rivelarsi complicati o anacronistici.

Dall’altra, il parere espresso da Mazzarella, l’auspicio che la norma sul wi-fi sia esaustiva anche dal punto di vista della sicurezza. Sullo sfondo il problema culturale. Il tira e molla di questi anni ha frenato l’adozione massiccia della soluzione: chiariti una volta per tutte i paletti entro cui ci si potrà muovere, possibilmente senza eccessivi oneri tecnici, si potrà provare a (ri)partire.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Wired – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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