Warren Buffett, una volta salvatore di Salomon Brothers, potrebbe aver messo fine ai legami quindicennali con la banca d’affari, o meglio con quella che oggi e’ la sua erede: Citigroup.
Giovedi’, infatti, Berkshire Hathaway (BRKA – Nasdaq), la societa’ di fondi del ‘guru di Omaha’, nell’ultima dichiarazione alla SEC relativa agli investimenti della fine dello scorso anno, non ha inserito Citigroup nella lista dei titoli in portafoglio.
Nel trimestre precedente il gruppo aveva dichiarato l’investimento in 2,7 milioni di azioni della banca d’affari, per un valore di circa $110 milioni, una partecipazione gia’ piccolissima rispetto al portafoglio di Buffett, pari un valore di $28 miliardi.
La partecipazione di Buffett in Citigroup era iniziata con un investimento di $1 miliardo in Salomon Brothers nel 1987, quando il re degli investitori salvo’ la banca d’affari da una takeover ostile ad opera di Ronald Perelman, evitando il crollo delle azioni sui mercati.
Nel 1997, Buffett ottenne azioni della compagnia assicurativa Travelers, dal momento che l’amministratore delegato di Citicorp, Sandfor Weill detto “Sandy” acquisto’ la Salomon Brothers. (Citicorp al momento aveva una partecipazione di Travelers). Un anno piu’ tardi Buffett ottenne azioni di Citigroup, nata dalla fusione di Citicorp e Travelers. La merger in questione creo’ inoltre il numero uno al mondo nei servizi finanziari.
Il guru di Omaha ha diminuito la sua partecipazione in Citigroup nel corso degli anni. Alla fine del 1999 possedeva circa 8 milioni di azioni per un valore di $449 milioni.
L’ultima dichiarazione alla SEC potrebbe significare che Buffett ha svenduto la rimanente partecipazione nel quarto trimestre. Resta pero’ il dubbio, dato che il multimiliardario americano non sempre rende noti i suoi investimenti. Pertanto nella dichioarazione all’organo di controllo dei mercati USA potrebebro esserci alcune importanti omissioni.
Se Buffett avesse venduto le azioni, Weill (Citigroup) avrebbe perso il supporto di uno dei piu’ influenti investitori al mondo, anzi, del “Re”.