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WALL STREET: ”BIG BLUE” DA’ IL BLUES ALLA BORSA

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Gli indici delle borse americane consolidano la posizione al ribasso a meta’ mattina, riflettendo cautela sulla crisi nel medioriente e timori sugli utili aziendali, la cui stagione sta per iniziare.

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Sul mercato azionario:

– Sul Dow pesa particolarmente l’allarme sugli utili di IBM (IBM – Nyse), ai minimi delle ultime 52 settimane. Il 20 marzo 2001 il titolo era trattato a $88,30. La societa’ ha tagliato le stime sui risultati del primo trimestre, citando il rallentamento della domanda, soprattutto per la divisione relativa alla tecnologia OEM (original equipment manufacturing).

– Un’altra blue chip del Dow in calo e’ Alcoa (AA – Nyse). La banca d’affari Prudential ha tagliato il target price sul titolo.

– In un clima di tensioni in Medioriente, il settore dei titoli petroliferi dovrebbe essere il principale beneficiario della congiuntura. Occhio quindi ai guadagni di: ExxonMobil (XOM – Nyse), Royal Dutch Petroleum (RD – Nyse), ChevronTexaco (CVX – Nyse).

– Tra gli altri titoli difensivi (considerati un ”investimento sicuro” in caso di crisi) che potrebbero beneficiare dalla congiuntura: oro (XAU) e gas naturale.

– Intanto sul Nasdaq Composite pesano i settori: semiconduttori (SOX), immagazzinamento dati (DDX), Internet (DOT), e software (GSO).

Sul mercato obbligazionario:

In un clima di forte incertezza politica ed economica, alcuni investitori istituzionali si cautelano sovrappesando gli investimenti nel settore obbligazionario, considerato ”piu’ sicuro” nei tempi di crisi. L’aumento del prezzo dell’energia, infatti, potrebbe filtrare giu’ a livello delle spese al consumo, favorendo un aumento dei prezzi al consumo.

Secondo la societa’ di ricerca californiana Trim Tabs, infatti, i fondi di investimento azionari hanno perso la scorsa settimana circa $1,1 miliardi. Sul clima d’investimento nell’azionario pesa la situazione di liquidita’ delle aziende USA.

La questione petrolio:

Domani potrebbe essere convocata una riunione straordinaria dell’Opec, il cartello che riunisce i maggiori paesi produttori di petrolio. Il cartello energetico ha pero’ confermato che non utilizzera’ il petrolio come arma di contrattazione nel Medioriente.

I timori relativi all’annnuncio di Saddam Hussein potrebbero essere meno giustificati di quel che sembra. Vale la pensa notare che l’Arabia Saudita ha gia’ fatto sapere che cerchera’ di bilanciare un’eventuale diminuzione di produzione di greggio dall’Iraq. Inoltre, paesi come la Russia hanno ampia capacita’ di aumentare la produzione di greggio.

I dati macroeconomici:

Reazione muta del mercato dopo la comunicazione del dato sulle scorte di magazzino all’ingrosso in febbraio, in calo dello 0,7%. E’ il nono calo consecutivo su base mensile. Nonostante il dato sia positivo perche’ indica una ripresa della domanda, gli investitori sono piu’ concentrati sulla congiuntura macroeconomica e sul suo potenziale impatto sui costi operativi per le aziende che ne deriverebbe.