Ancora forte volatilita’ sui mercati azionari americani, pressati dal continuo avanzamento dei rendimenti sui bond, schizzati oltre livelli chiave. A contribuire al disordinato movimento dei listini, accelerato al ribasso sul finale, e’ stata anche la vicina scadenza delle opzioni, a fine settimana. Debole il comparto hi-tech con l’allarme sui risultati trimestrali lanciato da Texas Instruments ([[TXN]]). Il Dow Jones ha ceduto lo 0.97% a 13295, l’S&P500 l’1.07% a 1492, il Nasdaq e’ arretrato dello 0.87% a 2549. 27 dei 30 titoli che compongono l’indice industriale hanno chiuso in ribasso.
I rendimenti sui Titoli di Stato hanno continuato a spingersi al rialzo. Lo yield sul Treasury a 10 anni e’ arrivato a toccare un massimo giornaliero del 5.267%, deprezzando ulteriormente i Titoli di Stato (ricordiamo che tra il prezzo dei bond e i rendimenti esiste una relazione inversamente proporzionale). Si tratta del maggiore livello dal maggio 2002; lo yield sul T-bond con scadenza 30 anni e’ balzato anch’esso ai massimi di diversi anni.
Gli operatori continuano a ponderare l’effetto che il rialzo dei rendimenti potra’ avere in riferimento alle decisioni di politica monetaria. Il fatto rappresenta una scusa per intascare parte dei recenti guadagni, ma anche un segnale d’allarme sull’azionario (meno attraente nei confronti del mercato obbligazionario) e sulle attivita’ di M&A a causa dei prestiti maggiormente onerosi.
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Gia’ il superamento della soglia del 5% nei giorni scorsi aveva allarmato gli investitori; l’ulteriore spinta al rialzo sta facendo montare serie preoccupazioni sull’outlook dei tassi d’interesse americani. Fondamentali saranno al riguardo i dati macro che verranno diffusi nei prossimi giorni relativi ai prezzi alla produzione (PPI) e ai prezzi al consumo (CPI).
La debole domanda da parte delle banche estere nel collocamento di nuovi Titoli di Stato svoltosi in giornata e le dichiarazioni dell’ex capo della Fed, Alan Greenspan, per cui i rendimenti potranno continuare ad attraversare una fase rialzista, hanno depresso maggiormente le quotazioni degli indici.
A contribuire al sentiment negativo e’ stato anche il deludente aggiornamento infra-trimestrale di Texas Instruments ([[TXN]]) che ha avuto l’effetto di trascinare al ribasso l’intero comparto tecnologico. Il colosso dei chip per la telefonia mobile ha tagliato le stime sui ricavi e sugli utili del secondo trimestre citando un livello di vendite piu’ debole del previsto.
L’allarme di TXN, unito al profit warning lanciato dalla societa’ dell’acciaio Nucor ([[NUE]]), hanno evidenziato un trend debole che abbraccia il comparto tecnologico e quello delle commodities: resta alta dunque la tensione tra gli operatori, ora alla ricerca di settori capaci di contrastare la debole fase che sta caratterizzando l’azionario negli ultmi giorni.
Il comparto finanziario, anche se particolarmente sensibile al corso dei tassi, potrebbe essere uno di questi grazie alle prospettive favorevoli sulle trimestrali delle grosse banche d’affari. In giornata Lehman Brothers ([[LEH]]) ha facilmente battuto le attese degli analisti riportando un aumento dei profitti del 27% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico, il petrolio ha ripreso a cedere terreno sulle speculazioni di un incremento delle scorte di benzina e di un’impennata della capacita’di utilizzazione delle raffinerie. I futures con consegna luglio sono arretrati di $0.62 a $65.35 al barile.
Sul valutario, l’euro ha esteso le perdite nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di martedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.3310. In calo l’oro. I futures con scadenza agosto sono arretrati di $5.90 a $653.10 all’oncia.