Malgrado una serie di dati congiunturali poco brillanti e l’attesa snervante dei numeri sull’occupazione in uscita venerdi’ dal Dipartimento del Commercio Usa, la Borsa di New York ha chiuso in rialzo la giornata di scambi.
Molti trader a New York sono pero’ scettici sui veri motivi della crescita dei prezzi azionari. Avra’ pesato un’azione segreta concertata dalle grandi banche d’affari per preparare un mercato dal tono rialzista, prima del discorso di accettazione del presidente George Bush alla Convention Repubblicana?
Al termine delle contrattazioni, comunque, l’indice Dow Jones è cresciuto dell’1,20% a 10.290,28 punti, mentre lo S&P 500 è avanzato dell’1,12% a 1.118,31 punti e il Nasdaq è aumentato dell’1,12% a 1.873,43 punti.
Politico o no che sia stato il rialzo, dopo la chiusura delle borse Usa, la conferenza di meta’ trimestre di Intel e’ giunta come una brutta doccia fredda che ha riportato il mercato alla dura realta’ dei fatti.
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La comunita’ degli analisti si aspettava una revisione al ribasso delle stime di utili e fatturato, a causa della debolezza delle domanda di PC per questo terzo trimestre, ma non cosi’ brutta. Sin dall’inizio della settimana numerose banche d’affari avevano espresso preoccupazioni sulle prospettive del colosso dei semiconduttori, mettendone sotto pressione il titolo.
Occhi puntati anche su un altro appuntamento. Venerdi’ alle 14:30 ora italiana verranno pubblicate le cifre sull’andamento dell’occupazione americana. In generale, gli economisti si aspettano una flessione. Il dato viene seguito da vicino dal mercato, che si aspetta indicazioni piu’ precise sullo stato di salute della ripresa economica americana.
Un primo segnale sull’occupazione americana e’ arrivato giovedi’, prima dell’apertura delle borse. Nella settimana conclusasi il 28 agosto, le nuove richieste per i sussidi di disoccupazione
negli Stati Uniti sono salite di 19.000 unita’ assestandosi a quota 362.000, ai massimi degli ultimi 5 mesi. Il mercato ha accolto con delusione il dato: le attese erano per una flessione di 3.000 unita’.
Non ha contribuito al clima della giornata il dato definitivo sulla produttivita’ americana
nel secondo trimestre 2004. L’indicatore ha registrato una crescita del 2.5%, in ribasso rispetto al 2.9% della versione preliminare e il +2.7% pronosticato dal mercato.
Si sono rivelati migliori delle attese, invece, gli ordini alle fabbriche. Nel mese di luglio l’indicatore ha registrato un incremento dell’1.3%, contro le attese di un +1.1% .
Continua nel frattempo l’ascesa del petrolio, tornato nell’intraday sopra la soglia dei $45 al barile. Nel corso degli scambi il future con scadenza ottobre si e’ spinto a $45.37 per poi ripiegare in chiusura al New York Mercantile Exchange a $44.46.
Svariati i fattori che alimentano il nuovo rally del petrolio. Tra questi, l’inaspettata flessione del livello delle scorte scesi ai minimi dal mese di marzo, le preoccupazioni sulla stabilita’ dell’offerta mondiale, le notizie dalla Russia sul futuro incerto di Yukos e sull’attacco dei terroristi a una scuola nel sud del paese.
Ma le preoccupazioni maggiori dei mercati sembrano concentrarsi in Iraq. Nel Nord del Paese un sabotaggio da parte dei ribelli ha nuovamente messo fuori uso l’oleodotto che collega la città di Kirkuk con il porto turco di Ceyhan. Da qui decine di petroliere ogni giorno caricano tonnellate di greggio destinate a rifornire i paesi importatori. Le esportazioni, pari a circa 600.000 barili al giorno, erano state ristabilite soltanto la settimana scorsa, contribuendo al record del greggio di 49,40 dollari segnato il 20 agosto. Ora sono di nuovo ferme, e gli osservatori descrivono quella che ha colpito l’oleodotto come una “esplosione enorme”.
Tornando a Wall Street, a livello societario, grande risalto lo hanno avuto i titoli del settore del retail. Come ogni primo giovedi’ del mese, sono stati pubblicati i dati sulle vendite comparate del comparto. Hanno riportato risultati incoraggianti Wal-Mart, Walgreen, BJ’s, J.C. Penney, Best Buy , Nordstrom, Children’s Place, Costco e Target. Meno positivi invece Dillard’s, Ann Taylor, Abercrombie & Fitch, Talbots e Sears.
Tra le blue chip del Dow Jones, i migliori guadagni li hanno messi a segno United Tech, Verizon e General Motors. Sotto pressione Walt Disney, Wal Mart e McDonald’s.
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In una giornata dai volumi ridotti – così come tutta la settimana, compressa dalla Convention repubblicana al Madison Square Garden che ha virtualmente bloccato New York e costretto molti trader a non essere presenti – bene si è comportato il settore tecnologico, trascinato da Intel (+1%), e quello delle case petrolifere gratificate – come già successo ieri – dalla salita dei prezzi del greggio. Tra gli hi-tech, brillanti sono apparse anche Google (+1,3%), Microsoft (+0,3%) e Taser International (+14%); mentre tra i produttori petroliferi (saliti di circa un punto percentuale) bene sono andati Exxon Mobil (+1%) e Bp (+0,7%).
In crescita, ma solo sul finale, il colosso della grande distribuzione Wal-Mart – avanzato dello 0,6% malgrado abbia comunicato un aumento di vendite ad agosto particolarmente contenuto (+0,5%) – mentre l’altro gigante Costco è arretrato dell’1% dopo avere reso noto un aumento del 4% delle vendite nel trimestre inferiore al 7,3% atteso dagli analisti.
Sul fronte dei rialzi, spiccano la catena di abbigliamento Gap (+5,5%, dopo avere annunciato vendite ad agosto in calo dell’1% contro il 2,7% stimato dagli esperti) e quella di prodotti elettronici Best Buy, avanzata del 4,6% in coda in seguito a utili trimestrali superiori alle attese.
Sugli altri mercati, il dollaro e’ in rialzo sull’euro, spinto dall’incremento del dato sugli ordini alle fabbriche. Il cambio tra le due valute nel dopo-borsa era a $1.2170. In ribasso l’oro.
Sotto pressione i titoli di Stato. Il rendimento del Treasury a 10 anni e’ salito al 4.19%.