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Wall Street su: il Dow festeggia, raggiunti gli 11000 (top da maggio)

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Chiusura positiva per il mercato azionario americano, che ha interpretato le cifre negative riguardanti il mercato del lavoro come un incremento delle possibilita’ che la Federal Reserve agira’ per rilanciare l’economia. Lo stesso presidente Usa Obama, intervenuto dopo la pubblicazione del deludente report occupazionale governativo, ha sottolineato che e’ necessario fare qualcosa e farlo in fretta.

Il Dow e’ riuscito a superare la soglia psicologica di 11000, evento che non capitava dal 3 maggio. Quest’anno il massimo livello toccato in chiusura e’ stato di 11205, il 26 aprile. Il paniere delle blue chip avanza di mezzo punto percentuale, rialzi analoghi anche per Nasdaq e S&P. In settimana il progresso e’ stato dell’1.7%, principalmente grazie al rally di oggi e martedi’, entrambi alimentati dall’idea che la Fed mettera’ a punto nuove misure di quantitative easing dopo che il Giappone ha agito in questa direzione. La nave del bilancio fiscale americano e’ destinato a viaggiare in acque agitate ancora per molto tempo: circa 1000 miliardi di dollari sono stati stampati dallo scoppio della crisi e la situazione non potra’ che peggiorare.

Tra le blue chip, spiccano i guadagni di Alcoa. Dopo che il gruppo ha rivisto al rialzo le prospettive sulla domanda di alluminio, le azioni hanno fatto un balzo del 6%. Anche Caterpillar si distingue in positivo, mentre la lettera si abbatte su Verizon e Kraft.

Technologici, tlc e utility hanno ceduto quota, i materiali di base e gli energetici scambiano in territorio positivo. Il dollaro arretra contro il basket delle principali rivali, mentre l’oro ha ripreso a correre.

In ambito macro, dopo le cifre contrastanti emerse da report ADP, ricerca di Challenger e sussidi di disoccupazione, dai dati del governo e’ emerso che in settembre gli Stati Uniti hanno bruciato 95000 posti, un risultato in netto contrasto con le previsioni degli analisti, che erano in media per un risultato invariato rispetto al mese scorso.

Le aziende continuano invece ad assumere: 64000 posti sono stati creati in settembre, 10000 in meno del previsto. Il tasso di disoccupazione si e’ mantenuto al 9.6%, nonostante gli economisti prevedessero un rialzo di una tacca e nonostante gli occupati siano aumentati di 141 mila unita’. Ma la vera delusione e’ rappresentata dal reddito per ora, che e’ calato dopo due mesi di crescita sostenuta.

Il miglioramento della situazione riguardante la disponibilita’ di posti di lavoro non ha ancora avuto quell’effetto positivo che ci si aspettava sui cosiddetti scoraggiati, che hanno smesso di cercare un’occupazione. Quando questi ultimi torneranno a far parte di quella che viene considerata la forza lavoro del paese, il tasso dovrebbe tornare intorno al 10%.

Sugli altri mercati, per quanto riguarda i Treasury, i rendimenti dei titoli a breve (2,3 e 5 anni) hanno toccato nuovi minimi, toccando in mattinata lo 0.3511%, 0.5451% e 1.1170% rispettivamente. La curva dei rendimenti, dopo un irripidimento iniziale, si e’ riequilibrata, con lo yield sul decennale che arretra. Lo spread si aggira sopra quota 200, area che due giorni fa era stata bucata. Il differenziale tra il 10 e il 30 anni e’ sceso dalla quota record di 133.5 di ieri, ma rimane comunque su livelli alti, sopra i 130 punti.

Nel comparto energetico, i futures sul petrolio con consegna novembre salgono dell’1.21% a quota $82.66 il barile. Il derivato con scadenza dicembre dell’oro segna +0.77% a $1345.30 l’oncia. Sul fronte valutario l’euro ha chiuso sostanzialmente invariato a quota $1.3928. Il rendimento sul decennale si attesta al 2.381%, in calo di 1.5 punti base.