Nel giorno di un accordo definito “storico” dall’amministrazione Obama tra Camera e Senato sulla riforma finanziaria, e’ proprio il settore che avrebbe dovuto soffrire di piu’ a correre segnando un +2.5%. Il motivo, e la sorpresa per le banche Usa: norme piu’ morbide del previsto.
In questa seduta, dove a tenere di piu’ sono state anche le risorse di base (+1.2%), gli indici riescono a strappare il segno positivo. Il Vix e’ oggi calato del 5% a 28.26 dopo il balzo di ieri.
Il Dow termina la seduta con un -0.07% a 10145 (-7 punti), il Nasdaq segna un +0.27% a 2223 (+6 punti), stessa performance per l’S&P 500 a 1077 (+3 punti).
Il bilancio della settimana si chiude in negativo per la prima volta in 21 giorni, facendo registrare il peggior calo dalla settimana del 12 maggio. Il Dow ha perso il 2.8%, l’S&P 500 ha lasciato sul terreno il 3.6% mentre il listino tecnologico ha fatto peggio con un -3.8%. Nel primo caso il bilancio del mese resta all’insu’. Per tutti e tre gli indici Usa quello trimestrale e annuale resta invece con il segno meno. Se il trend non cambiera’, quello che termina a giugno potrebbe essere il peggior trimestre dai primi tre mesi del 2009.
A tener banco per tutto il giorno, il tema sugli effetti della riforma finanziaria Usa. Dopo una maratona di 21 ore, Camera e Senato hanno trovato un accordo sul testo di legge, che deve ora ricevere l’approvazione da parte delle due camere per poi approdare sul tavolo del presidente Obama, che potrebbe firmarlo gia’ il prossimo 4 luglio.
Uno dei motivi della reazione positiva del settore e’ spiegato da Richard Bove. Secondo l’analista di Rochdale Securities ad aver vinto e’ Wall Street e non Main Street: gli istituti troveranno un modo per ovviare ai limiti imposti dalla riforma, scaricandone i costi sulla clientela. Il punto e’ che le restrizioni su hedge fund e private equity sono piu’ morbide del previsto. Per il segretario al Tesoro Geithner si tratta di una riforma “forte”. Per la numero uno della Fdic Bair, si pone fine al “too big to fail” mentre il presidente americano Obama ha parlato della “piu’ restrittiva riforma dalla Grande Depressione”. Ma gli istituti non sembrano pensarla cosi’. Goldman Sachs ha chiuso in rialzo del 3.47%, Morgan Stanley +3%, Jpm +3.71%.
Il tutto e’ accaduto in una seduta di dati macro contrastanti. Il dato finale del Pil del primo trimestre, e’ sotto le attese del mercato: +2.7% contro un previsto +3%.
Maggiore delle previsioni, invece, la fiducia dei consumatori dell’Universita’ del Michigan, ai massimi di due anni.
Focus da domani sul G20 di Toronto, dal quale si teme che non emerga nulla di nuovo. Troppe le posizioni diverse. “Una generale coesione su come affrontare la crisi globale e’ in pericolo…come affrontare la ripresa e’ un tema che vede i leader divisi tra di loro”, ha scritto Credit Agricole in un report odierno. Oggi saranno i numero uno delle prime 8 economie al mondo a riunirsi preparando il terreno alla due giorni al via da domani a Toronto.
Sullo sfondo resta anche la crisi del debito europea. Si guarda ancora una volta alla Grecia che, per onorare i propri impegni finanziari, starebbe studiando la vendita di alcune sue isole. Il costo per assicurarsi dal suo default ha toccato un nuovo record. Tra gli economisti americani, c’e’ chi sostiene che Atene potrebbe fallire entro agosto.
All’indomani dei conti corre Oracle (+2%). Rimm, sempre dopo i conti, amplia le perdite (-10.97%). Giu’ anche BP (-6%), le cui attivita’ nel Golfo del Messico per frenare la marea nera potrebbero essere messe a repentaglio dalla stagione degli uragani.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico le quotazioni del greggio hanno corso con decisione. I futures con consegna agosto avanzano di $2.53 attestandosi a quota $79.04 al barile. L’oro alla fine cede +$1 a quota $1255 l’oncia dopo aver toccato un nuovo record. Il cross euro/dollaro si trova a $1.2358 (+0.20%). Quanto ai Treasury, il rendimento sul benchmark decennale si trova al 3.1130% (ma era arrivato al 3.09%) dal 3.123%. Per questo tipo di bond si conclude la seconda settimana di prezzi al rialzo. Quello a due anni e’ prossimo al minimo record dei rendimenti.