New York – Seduta positiva per la borsa americana sinora, che si riscatta prima del giro di boa dopo aver avuto un andamento contrastato per gran parte della mattinata. Questo perche’ se da una parte a pesare in un primo momento erano stati i conti deludenti di Google e il downgrade di Moody’s sul rating creditizio irlandese, a una sola tacca di distanza da spazzatura, i dati macro Usa hanno poi risollevato il morale degli investitori.
Alle 18 italiane il Dow e l’S&P si spingono in avanti dello 0,65 e 0,56% rispettivamente, mentre il Nasdaq cede oltre lo 0,2%. Tra le blue chip le piu’ richieste sono state Merck e Home Depot, mentre Bank of America e 3M hanno ceduto il passo. L’indice di volatilita’ del Vix, misura attendibile della paura che aleggia sui mercati, e’ sceso sotto l’area dei 16 punti. A livello settoriale utility e health care hanno guadagnato terreno, mentre i tecnologici sono il solo comparto che ha chiuso in rosso. Anche le banche hanno fatto fatica.
L’inflazione e’ salita spinta da energia e alimentari, ma l’indice sottostante rimane contenuto, con i prezzi al consumo che sono saliti come previsto in marzo. L’indice Empire di New York, misura dell’attivita’ manifatturiera della regione, si e’ attestato a 21,7 in aprile, facendo decisamente meglio delle attese e del mese precedente. La produzione industriale e’ cresciuta piu’ del previsto in marzo interrompendo una fase fiacca iniziata a gennaio.
In ambito di conti trimestrali, il colosso dei motori di ricerca ha archiviato il primo trimestre con utili in crescita ma ha annunciato che i costi sono aumentati del 54% per via di una tornata di assunzioni da record, con gli stipendi che sono saliti del 10% in concomitanza con un incremento delle spese nelle attivita’ di marketing e tecnologia. I titoli cedono oltre il 5%.
Gli utili di Bank of America hanno deluso le attese anche per colpa delle perdite legate ai mutui. I profitti si sono attestati a 17 centesimi per azione, contro gli $0,27 attesi da Wall Street. Il fatturato si e’ attestato a $26,88 miliardi, a fronte di stime per $26,69 miliardi.
In Europa sono usciti i dati relativi all’inflazione: si parla a marzo di un tasso di inflazione pari al 2,7% su base annua; in Italia l’inflazione è in rialzo al 2,5%,sempre su base tendenziale. Nuovi numeri anche sull’ inflazione galoppante in Cina, che fanno temere un nuovo round di stretta sul credito.
All’indomani dei ribassi che sono stati causati dal ritorno dei timori sulle banche e sulle condizioni in cui versa la Grecia, gli investitori hanno difficoltà a optare per la via degli acquisti. La Grecia continua d’altronde a essere al centro dei riflettori, per il forte aumento dei rendimenti dei titoli di stato: quelli a due anni continuano a viaggiare al 17%.
Banche così ancora in flessione, dopo l’ultima notizia arrivata dal mondo dei Piigs, con Moody’s che ha declassato il rating sul debito sovrano dell’Irlanda a un livello appena al di sopra di quello spazzatura. La stessa S&P aveva emesso un giudizio simile poco tempo fa. Si guarda poi anche alla Spagna, con lo spread sui rendimenti che è salito oltre i 200 punti.
I timori sui debiti sovrani condizionano insomma ancora la performance delle borse, che tentano un recupero ma con poco successo. Intanto, da segnalare il nuovo record dell’oro, che si attesta a $1.479 l’oncia. Questo è comunque un periodo di forte volatilità sia sul mercato valutario che delle commodities.
