Società

Wall Street si riavvicina ai massimi di 52 settimane

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I cali dell’apertura si sono ridotti fino all’osso e a meta’ mattinata gli indici principali della borsa americana scambiano intorno ai livelli di parita’. Il Dow avanza dello 0,15%, il Nasdaq dello 0,22% e l’S&P 500 dello 0,24%, con i listini che forti di una corsa che si protrae da oltre due mesi (oltre +8%), si riportano in prossimita’ dei massimi di 52 settimane.

Gli investitori preferiscono concentrarsi sui risultati migliori delle attese delle blue chip JP Morgan (+1,5%) e Intel, mentre i dati macro sono stati a luci e ombre. Non fosse per i timori di una crescita dell’inflazione anche in Usa – oltre che in Cina e Ue – e per il calo inaspettato della fiducia dei consumatori misurata dall’Universita’ del Michigan, ci sarebbe da che festeggiare. Le vendite al dettaglio sono aumentate a dicembre per il sesto mese consecutivo e i trader sono tornati a scommettere su qualche banca europea. A dicembre i prezzi al consumo sono saliti piu’ del previsto ai massimi da giugno 2009.

In generale il morale resta abbastanza dimesso, con lo spettro dell’inflazione che torna a farsi vivo negli Stati Uniti, dopo che ieri la Banca centrale europea, per voce del suo presidente Jean-Claude Trichet, ha avvertito che presto potrebbe entrare in gioco una stretta monetaria nell’area euro. Cio’ ha spinto al rialzo la moneta unica, che tuttavia oggi sta bruciando parte dei guadagni accumulati ieri.

Sempre sul fronte macro la produzione industriale e’ salita il doppio rispetto alle attese in dicembre, mentre le scorte di magazzino sono cresciute in dicembre meno del previsto.

Ma a dare uno scossone ai mercati ancora prima dell’avvio delle contrattazioni e’ arrivata la trimestrale di JP Morgan ed e’ stata uno scossa positivo: il gruppo finanziario ha chiuso l’ultimo trimestre dell’anno con utili in crescita del 47% a $4,8 miliardi, piu’ alti del previsto, accompagnati da un aumento del fatturato dell’11%. L’AD Jamie Dimon ha citato il miglioramento della congiuntura creditizia, sottolineando che si sono visti “buoni risultati” in tutti i business in cui opera la banca. Ieri, dopo la chiusura di Wall Street, ha diffuso i risultati il colosso dei chip Intel, che ha reso noto di riportato i migliori utili della sua storia, relativi al quarto trimestre.

Intanto da segnalare, oltre all’Europa, anche in Asia e nel Pacifico c’è stata una brusca battuta d’arresto per le principali Borse che, per questioni di fuso orario, hanno scontato il dato sull’occupazione negli Usa diffuso ieri. I listini hanno cosi’ eroso rialzi accumulati nelle ultime 2 sedute, a causa soprattutto delle perdite registrate dai grandi esportatori e dal comparto delle materie prime.

Tornando al Vecchio Continente, dove Piazza Affari si distingue come una delle borse meno negative (-0,2%), l’attenzione si è spostata oggi dal problema dei Piigs a quello dell’inflazione, un tema di cui ha parlato già ieri Trichet, nella conferenza stampa successiva alla decisione sui tassi di interesse, rimasti invariati. Un timore, quello del rialzo delle spinte inflazionistiche, che è stato confermato di nuovo in mattinata.

Nel mese di dicembre, ha riportato infatti Eurostat, l’inflazione si è attestata al 2,2% annuo dall’1,9% del mese di novembre, ovvero al top dall’ottobre 2008 (3,2%). Di fatto, il valore è superiore al del limite che la Bce considera coerente con la stabilita’ a medio termine dei prezzi.

Un’altra preoccupazione l’hanno generata le novità in arrivo dalla Cina. La banca centrale cinese ha varato infatti una nuova stretta sulla liquidita’ delle banche commerciali. A decorrere dal prossimo 20 gennaio, il coefficiente di riserva obbligatoria sale di 50 punti base al 19% della raccolta. Si tratta del settimo aumento consecutivo a partire dal 2010.