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WALL STREET SI FA PIU’ TRASPARENTE

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John Reed presidente ad interim del New York Stock Exchange, la Nyse, che gestisce gli scambi di Wall Street, ha presentato un progetto, rivoluzionario, di riforma della maggiore Borsa del mondo.

Il Consiglio di amministrazione, ridotto a nove membri, non sarà composto da agenti di borsa, come nella precedente struttura, dove comandavano i soci, con la formula delle società cooperative, ma neppure da esponenti delle banche, come si era ventilato in relazione alla trasformazione della Nyse in società per azioni. I 1.366 soci, titolari dei posti nelle contrattazioni saranno rappresentati da amministratori privi di interessi specifici. E dovranno votare scegliendo in una lista di ex managers di grandi imprese da tempo in pensione, rettori d’Università, presidenti di fondazioni.

Non è ancora chiaro se la riforma basterà alla Sec, la Consob Usa: essendo il mandato degli amministratori rinnovabile, si potrebbe anche sospettare una loro sottomissione agli interessi dei soci. Ma il salto che la Nyse con il progetto Reed opera – rispetto alla situazione europea in cui le borse sono gestite da società per azioni controllate da gruppi ristretti di banche – è enorme.

Borsa Italiana spa che gestisce la Borsa di Milano ha la regola per cui ciascun socio può disporre di voti sino al 10 per cento del totale. Una grossa quota. E se si va a guardare quali sono i pacchetti azionari, si scopre che non si tratta di 1.366 soci come per Wall Street e neppure d’un centinaio. San Paolo Imi ha il 12,5 per cento del capitale, seguito da Unicredito con l’11,5 e dal Monte dei Paschi con il 10. Ci sono poi la banca Sella con il 7,5 per cento, la Banca del Lavoro con un altro 7, le Popolari di Verona e di Novara con un 6,5 ciascuna. Intesa e Capitalia, hanno insieme un altro 10 per cento.

Queste banche, che nominano gli amministratori della Borsa di piazza Affari, sono anche quelle che gestiscono le principali emissioni azionarie e i portafogli finanziari di buona parte dei risparmiatori. La lezione che il capitalismo americano ci dà è notevole. Bush punta su Wall Street per la nuova ondata di crescita economica, con un modello in cui la Borsa non ha, a differenza di noi, controllori controllati.

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