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WALL STREET: SETTIMANA ALL’INSEGNA DEL NERVOSISMO

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Ancora una settimana in rosso per i mercati Usa: in alcuni frangenti, gli indici hanno addirittura sfiorato i livelli toccati alla riapertura della borsa dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre.

L’andamento dei mercati finanziari e’ stato particolarmente erratico nelle prime sedute della settimana, con gli indici contrassegnati dall’alternarsi di perdite e ritracciamenti. Il nervosismo e’ poi sfociato in una corsa alle vendite dopo l’ultima tornata di dati macroeconomici, stavolta meno positivi, e l’intensificarsi delle tensioni in Medioriente. La forza dei successivi rally non e’ stata tale da determinare un consistente recupero.

I mercati azionari

A registrare performance negative sono stati praticamente tutti i settori. I primi segnali sconfortanti sono partiti dal comparto semiconduttori (SOX), segnato dalle difficolta’ di Intel (INTC – Nasdaq).

Male anche il settore bio-farmaceutico, con le perdite di Abbott Laboratories (ABT – Nyse), Merck & Co. (MRK – Nyse) e GlaxoSmithKline (GSK – Nyse).

Il settore retail e’ stato penalizzato dai dati pubblicati sulle vendite al dettaglio di maggio: il titolo Wal-Mart (WMT – Nyse), la piu’ grande catena retail del mondo, ha azzerato i guadagni registrati ad inizio settimana.

Le perdite piu’ pesanti, tuttavia, hanno visto protagonista il comparto delle telecomunicazioni (XTC), dopo i warning sulle vendite annunciati da Nokia (NOK – Nyse), Nextel (NXTL – Nasdaq) e Lucent Technologies (LU – Nyse). Gli effetti negativi di questi allarmi hanno trascinato al ribasso, tra gli altri, anche AT&T (T – Nyse).

Anche il software (GSO) ha ceduto terreno, non riuscendo a beneficiare del notevole recupero diMicrosoft (MSFT – Nasdaq). Il rally finale del settore biotech (BTK) ha notevolmente ridotto le perdite di inizio settimana.

L’ondata di vendite nella giornata di venerdi’ e’ stata cosi’ forte da far scattare il blocco degli ordini automatici di vendita, una misura per evitare gli eccessi di ribasso. Gli indici sono poi riusciti a recuperare quasi tutte le perdite della giornata, con il Nasdaq che ha chiuso leggermente in positivo.
































Performance settimanale dei listini americani
Indici Settimana del 31/5 Settimana del 7/6 Settimana del 14/6
S&P500 -16,69 (-1,54%) -39,62 (-3,71%) -20,26 (-1,97%)
DJIA -179,01 (-1,77%) -336,06 (-3,39%) -115,46 (-1,20%)
Nasdaq Comp. -45,84 (-2,76%) -80,25 (-4,97%) -30,74 (-2,00%)
Fonte dati: Ufficio Studi WallStreetItalia

I numeri sono relativi ai punti persi o guadagnati dai listini nella settimana di riferimento, mentre tra parentesi vengono riportate le performance percentuali.

I dati macroeconomici pubblicati in settimana

  • Prezzi Import/Export. Il dato e’ stato migliore rispetto a quanto si attendevano gli economisti, mostrando che gli USA almeno per il momento non stanno importando inflazione. La debolezza del dollaro, tuttavia, nonche’ l’aumento del dazio sulle importazioni di acciaio, potrebbero accendere nel lungo periodo pressioni inflazionistiche.
  • Sussidi di disoccupazione. Il dato e’ in crescita, ma meno del previsto. Sebbene il mercato del lavoro non abbia mostrato segni di rinvigorimento, e’ tuttavia positivo che il numero di nuove richieste di sussidi si tenga al di sotto delle 400.000 unita’, soglia che gli economisti ritengono tipica di un mercato del lavoro in recessione.
  • Prezzi alla produzione (PPI). Il dato e’ una ulteriore conferma che almeno per il momento negli Stati Uniti le pressioni inflazionistiche non sono una preoccupazione.
  • Vendite al dettaglio. La debolezza del comparto retail e’ il dato piu’ negativo della settimana, in quanto ha un po’ minato la fiducia che i consumatori americani tengano l’economia sui giusti binari. Ricordiamo che la spesa per i consumi conta per circa due terzi del PIL americano.
  • Scorte di magazzino. Il dato, in calo per il quindicesimo mese consecutivo, e’ sicuramente positivo in quanto suggerisce che le aziende necessitano di incrementare la produzione, per tenerla in linea con il livello della domanda. Le vendite complessive delle aziende sono aumentate dell’1,8%, il piu’ alto livello dall’ottobre 2001.
  • Produzione industriale-Def. e Capacita’ di utilizzazione impianti . I dati sono risultati, se non particolarmente positivi, almeno incoraggianti. Diversi analisti ritengono che sia in atto una ripresa degli investimenti, la componente della spesa globale che ha determinato in misura maggiore l’ultima recessione.

  • Fiducia Michigan-Prel.
    . Il dato che misura la fiducia dei consumatori ha registrato un vistoso calo, ben al di sotto delle stime, portandosi al livello piu’ basso da febbraio. Il dato ha corroborato le preoccupazioni che gli americani possano rivedere le proprie decisioni in termini di consumi.

Le obbligazioni:

Il mercato dei Titoli di Stato ha registrato anche questa settimana una performance positiva, aiutato dal nervosismo che avvolge Wall Street e dai dati macroeconomici.

Gli investitori ritengono che difficilmente la Federal Reserve aumentera’ i tassi prima di settembre. Il rendimento sul Treasury Bond a 10 anni, il benchmark dei Titoli di Stato, e’ giunto a toccare quota 4,89%, il livello minimo dalla fine di febbraio.

  • Tasso sui Treasury a 5 anni (FVX – CBOE)
  • Tasso sui Treasury a 10 anni (TNX – CBOE)

Il mercato delle obbligazioni ha risentito della debolezza dei settori telecomunicazioni (XTC) e cable: lo spread, cioe’ la differenza con i rendimenti dei Titoli di Stato, si e’ leggermente ampliata.

Da segnalare il rating “junk” attribuito dall’agenzia Moody’s alla conglomerata Tyco International (TYC – Nyse) e il downgrade da ‘BBB+’ a ‘BBB’, appena sopra “junk”, da parte dell’agenzia Standard e Poor’s sul colosso dei cellulari Motorola (MOT – Nyse).

Citigroup Inc. (C – Nyse), la piu’ importante societa’ americana di servizi finanziari, ha venduto $1,25 miliardi di obbligazioni a tre anni, con un rendimento di 0,65 punti percentuali maggiore dei Titoli di Stato di uguale maturita’. La societa’ aveva gia’ collocato $1 miliardo di obbligazioni a 30 anni due settimane fa.

Il mercato valutario

La corsa al ribasso del dollaro e’ proseguita per l’intera settimana: il biglietto verde e’ arrivato ad essere scambiato a piu’ di 95 centesimi contro l’euro. Gli interventi a suo sostegno da parte di alcune banche centrali asiatiche ne hanno arrestato solo in parte la caduta.

La debolezza di Wall Street continua a giocare un ruolo chiave nel determinare gli andamenti del dollaro. Anche i flussi di capitale sui “corporate bond” si sono notevolmente ridotti, essendo venute meno le prospettive di ulteriori tagli dei tassi da parte della Federal Reserve.

La sensazione che tra alcuni analisti si sta diffondendo e’ che dollaro ed euro stiano viaggiando verso la parita’.

Le conclusioni

Il mercato ha ribadito di essere molto nervoso e reattivo al sopraggiungere di segnali negativi, probabilmente anche piu’ di quanto sarebbe logico aspettarsi. Il quadro macroeconomico nel suo complesso resta positivo, come e’ stato sottolineato anche nel Beige Book, il rapporto bimestrale sullo stato dell’economia redatto dalla Federal Reserve. La Fed ha pero’ sottolineato che la crescita e’ irregolare.

Piu’ che altro e’ sul fronte degli utili societari che si coagulano le perplessita’ degli operatori, aggravate dalla paura che forse anche i profitti dei periodi passati siano il risultato di “maquillage” contabili. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale e’ intervenuto sottolineando che questo e’ il fattore che maggiormente mina la stabilita’ dei mercati finanziari.

Gli scandali che non accennano a scomparire e il quadro geopolitico incerto appesantiscono il clima ed accrescono l’insofferenza degli investitori verso ogni notizia che non sia nettamente positiva. Crolli e recuperi repentini si susseguono a ritmi serrati. Diviene quindi davvero arduo, a questo punto, tentare di delineare scenari per un mercato febbrile, cosi’ fortemente guidato da improvvisi cambiamenti di rotta.

Tra i dati macroeconomici della prossima settimana segnaliamo:

  • Prezzi al consumo (CPI)-Def. il 18 giugno (relativo a maggio)
  • Nuovi cantieri edili e Licenze di costruzione 18 giugno (relativo a maggio)
  • Bilancia commerciale il 20 giugno (relativo ad aprile)
  • Sussidi di disoccupazione il 20 giugno (relativo alla settimana che si chiude il 15 giugno)
  • Superindice il 20 giugno (relativo a maggio)
  • Philadelphia Fed il 20 giugno (relativo a giugno)
  • Budget del Tesoro il 20 giugno (relativo a maggio)