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WALL STREET: SELL DOMINANTI, DOW SOTTO QUOTA 10000

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Inizia male la settimana di scambi per la Borsa di New York. Gli sviluppi sempre più inquietanti della situazione irachena e l’attesa di un rialzo, già nel mese di giugno, dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve tagliano le gambe a Wall Street che chiude con tutti i suoi indici in calo di oltre un punto percentuale e il Dow Jones, sotto quota 10.000 punti per la prima volta dal dicembre del 2003.

Al termine degli scambi, l’indice principale ha perso l’1,26% a 9.990,02 punti mentre lo S&P 500 ha ceduto l’1,05% a 1.087,13 punti e il Nasdaq l’1,14% a 1.896,07 punti.

Il volume e’ stato alto, il che conferma la veridicita’ del ribasso (per tutti i livelli di supporto e l’analisi tecnica degli indici Usa vedi Target News, riservato agli abbonati a Insider) con oltre 1.9 miliardi di titoli scambiati al New York Stock Exchange, dove le azioni in calo hanno strabattuto quelle in rialzo per 9 a 1. Quasi lo stesso volume di scambi sul Nasdaq, con i titoli in calo in testa per 7 a 2 su quelli in rialzo.

La borsa americana ha subito – oltre alla tensioni geopolitiche internazionali e alle prime riflessioni sulla data in cui arriverà la stretta monetaria – anche l’impennata dei prezzi petroliferi dei giorni scorsi e aumentati di circa il 50% rispetto ad un anno fa.

Elementi – con una prevalenza del fattore Fed – che hanno mandato in tilt la prima piazza finanziaria mondiale dopo che tutti gli altri mercati principali – da Londra a Francoforte, da Parigi a Milano – hanno chiuso i battenti in forte regresso anticipando, per il gioco dei fusi orari, la caduta della Borsa newyorchese.

In un clima di generale ribasso spicca negativamente, tra i singoli titoli, quello di Citigroup – il primo istituto di credito statunitense – sceso del 2,9% dopo avere annunciato un accantonamento da 4,95 miliardi di dollari per fronteggiare le eventuali spese legali relative ad una serie di cause pendenti nei suoi confronti.

Sempre sul versante creditizio, deboli sono apparse SunTrust Banks (-7,8%) e National Commerce (-2,8%) coinvolte in una fusione, in contanti e azioni, stimata 7 miliardi di dollari. Frenata, ancora, per le aziende petrolifere – colpite da un leggero calo del costo del greggio – con Exxon a cedere il 2,8% e ChevronTexaco il 2,5% e per le aziende della difesa, con Lockheed a perdere l’1,5% e Boeing il 2%, rallentata dalle incertezze su una commessa da 23 miliardi di dollari da parte dell’Aeronautica militare statunitense.

Male, ancora, la produttrice di ciambelle Krispy Kreme (-10,4%) dopo l’allarme utili annunciato lo scorso venerdi. Tra le poche aziende a sorridere, la società immobiliare Fannie Mae, salita dello 0,7% in coda ad un accordo sulla sua contabilità con la Sec, mentre la prima catena di ristorazione veloce al mondo, la McDonald’s, ha chuso i calo dello 0,2% dopo avere trascorso lunga parte della giornata in territorio positivo. Proprio oggi, infatti, ha annunciato un fatturato complessivo in crescita del 10,5% ad aprile sulla scia di nuovi menu più leggeri e poveri di grassi.