
E’ stata una seduta storica e drammatica a Wall Street. In apertura una valanga di ordini di vendita ha schiacciato gli indici ai minimi di 5 anni e mezzo, con il Dow Jones crollato ad un certo punto -8,1% (690 punti). La borsa americana e’ stata ostaggio del quasi-panico, delle vendite forzate, delle notizie sul mercato del credito congelato, ma alla fine, in extremis, ha prevalso un impeto di riscossa, dovuto all’opportunita’ di comprare azioni in iper-venduto e alla convinzione che dal G7, in corso da stasera a Washington – a cui partecipa il ministro dell’economia Giulio Tremonti – arriveranno atti concreti e coordinati, da parte dei maggiori paesi occidentali, per risolvere questa crisi economica e finanziaria globale. Tremonti, l’uomo migliore del governo italiano, sta facendo parlare di se’ (in positivo) dopo la determinata minaccia che l’Italia non e’ disposta a firmare il documento del G7 se sara’ scritto col “vecchio stile”.
E il premier Silvio Berlusconi ha creato una tempesta raccogliendo una voce pubblicata in esclusiva due giorni fa da Wall Street Italia sulla possibile chiusura dei mercati azionari, provvedimento volto a cercare un accordo per riformare le strutture finanziarie globali. Perfino la Casa Bianca, con il portavoce Tony Fratto, ha dovuto ufficialmente affermare che “dal G7 non verranno interferenze ne’ sulla chiusura ne’ sull’apertura dei mercati”.
Inoltre il Tesoro americano pare sia intenzionato a finanziarie con denari pubblici la ricapitalizzazione delle banche. E cosi’, con una fortissima ondata di ordini di acquisto, a un’ora dalla chiusura, Wall Street hanno ribaltato l’esito una seduta che comunque e’ la peggiore settimana di tutti i tempi.
Al fotofinish il Dow Jones ha archiviato la sessione con un calo dell’1.49% a 8451, l’S&P500 ha ceduto l’1.17% a 889, il Nasdaq e’ avanzato dello 0.27% a 1649. Nei punti di bottom i tre indici avevano fatto segnare rispettivamente una perdita di -8.1%, -7.6% e -6.2%. Sull’intraday il Dow Jones, rispetto ai massimi del 9 ottobre 2007, ha fatto segnare circa -50.0%. Con perdite comprese tra -15% (per S&P500 e Nasdaq) e -18% per il Dow Jones (una perdita storica di 1874.19 punti) quella appena conclusasi e’ la peggiore settimana di sempre per S&P500 e Dow Jones, e la peggiore da settembre 2001 (attentati terroristici) per il Nasdaq.
Nonostante il colpo di reni finale, il Dow Jones e l’S&P500 non sono riusciti a por fine alla striscia negativa che dura ormai da otto sedute consecutive, costata ad entrambi gli indici oltre 20 punti percentuali. Intraday, tutti e 30 i titoli industriali del Dow Jones trattavano al di sotto della media mobile a 200 giorni. L’ultima volta che accadde si verifico’ il crash dell’ottobre 1987. Da notare che in 2 settimane la borsa americana ha registrato una perdita “monstre” di $2.5 trilioni (2500 miliardi): come se 10 anni di guadagni e risparmi “medi” siano andati in fumo in 14 giorni.
L’ondata di vendite in apertura – dovuta anche alla liquidazione forzata di molti hedge funds – aveva lasciato pensare ad un ‘panic selling’ generale. Le mani forti intervenute sul finale e l’ingresso di altri piccoli investitori attratti dai prezzi depressi di molte azioni hanno pero’ impedito una capitolazione dei listini. La volatilita’ tuttavia resta elevatissima, gli indici si sono mossi a yo-yo in un trading range superiore ai 10 punti percentuali (da un minimo intraday di 7882 a un massimo intraday di 8901, cioe’ 1019 punti di oscillazione, un nuovo record assoluto per il Dow Jones), passando piu’ volte per la linea di parita’. L’indice VIX e’ schizzato ad un top storico di 74.46, un livello mai raggiunto in precedenza.
“Ci vorrebbe uno psichiatra per capire quello che sta accadendo sui mercati” ha affermato Tony Crescenzi, chief bond market strategist di Miller Tabak & Co. L’incertezza e’ evidentemente ancora elevata, i broker di borsa sono alla ricerca della “capitolazione”, cioe’ il giorno in cui il ribasso in borsa e’ talmente forte, drastico e doloroso – alimentato dal panic selling dei piccoli investitori e dai margin call delle banche ai fondi in perdita che devono far fronte ai riscatti – che non resta che prendere atto del raggiungimento di un “bottom” (fondo). Da li’ si pongono le basi per un recupero. Peter Cardillo, chief market economist di Avalon Partners, non ha dubbi: “Abbiamo raggiunto quel punto con la rottura del supporto psicologico degli 8000 punti”.
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Tuttavia, l’impressione e’ che sia ancora presto per dichiarare concluso il trend ribassista che nelle ultime sedute ha spinto i listini in ribasso di oltre il 20%. La crisi finanziaria non e’ ancora risolta, manca la fiducia tra gli investitori, per niente rassicurati neanche dalle ultime manovre di governi e banche centrali a livello mondiale. Non e’ ancora chiaro se il piano di salvataggio da $700 miliardi promosso dall’amministrazione americana sara’ in grado di sbloccare il mercato del credito, il rischio del fallimento di altre banche e’ sempre in agguato.
Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush e’ intervenuto nuovamente in diretta televisiva per cercare di rassicurare i risparmiatori, sostenendo che gli Usa hanno tutti i mezzi necessari per uscire dalla crisi. I ministri delle finanze dei Paesi del G-7 sono riuniti a Washington e nella serata e’ atteso il rilascio di un documento congiunto relativo alle possibili misure da adottare in risposta alla crisi economica.
Tra i titoli finanziari, sono stati presi di mira dai ribassisti Morgan Stanley, che ha riportato una perdita del 22%, e Goldman Sachs, arretrata -12.5%: per entrambe le banche si profila un taglio del rating sul credito di lungo termine da parte dell’agenzia Moody’s. Particolarmente deludente l’asta per i CDS di Lehman Brothers, la banca d’affari finita in bancarotta lo scorso mese a causa della forte esposizione sul business dei mutui a rischio. In particolare va notato che tra i settori hanno chiuso bene i finanziari (XLF) con +7.96%, le banche regionali (RKH) con +7.33% e l’immobiliare/Real estate (IYR) con +6.98%.
Tra le altre news societarie, riflettori puntati sul General Electric, che ha riportato un calo del 22% dei profitti, rispettando le stime (riviste al ribasso pochi giorni fa). La scorsa settimana la conglomerata industriale aveva operato un’offerta di titoli per un valore di $12 miliardi in cerca di protezione nel caso di un deterioramento dei ‘commercial paper’. L’investitore miliardario Warren Buffett (ora l’uomo piu’ ricco al mondo dopo aver scavalcato Bill Gates) aveva iniettato nel gruppo nuovi capitali per $3 miliardi. Alla fine della giornata il titolo ha chiuso con un progresso del 13%.
Sugli altri mercati, ancora in forte ribasso il petrolio, dopo che l’IEA ha ridotto le stime sulla domanda globale: i futures con consegna novembre hanno ceduto $8.89 a $77.70 al barile. Sul valutario, in flessione l’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.3389. Vendite anche sull’oro. I futures con consegna dicembre sul metallo prezioso hanno ceduto $27.50 a $859.00 l’oncia. Negativi infine i Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 3.8610% dal 3.8340% di giovedi’.
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