Dopo una reazione iniziale di disappunto alla decisione della Fed di lasciare i tassi di interesse invariati all’1,75%, gli indici Usa si riposizionano ai livelli precedenti la comunicazione della Banca centrale americana. Nelle ultime ore molti erano stati gli economisti che avevano sottolineato come, nella riunione di oggi del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, non ci sarebbe stata alcuna riduzione del costo del denaro . Alla fine le previsioni si sono rivelate sibilline. Due ore fa, tuttavia,i fed funds avevano anticipato una probabilita’ poco superiore al 30% che si verificasse un taglio.
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Ma quali sono state, invece, le aspettative degli investitori? C’e’ chi ha sottolineato come nelle sale operative circolassero con insistenza voci secondo le quali in mattinata gli investitori avrebbero sperato proprio in una riduzione dei tassi . D’altronde, in una fase congiunturale cosi’ precaria, sono in molti a sottolineare come i tassi dovrebbero essere sforbiciati almeno un’altra volta prima della fine dell’anno. E nel frattempo i future sui fed funds anticipano una probabilita’ dell’80% di un taglio entro il 6 novembre.
Ma non tutti sono d’accordo sulla necessita’ di operare un nuovo abbassamento del costo del denaro. Alcuni affermano che la Fed non puo’ fare molto per risollevare l’economia Usa, che potra’ invece ripartire solo con la ripresa dei profitti societari e con una maggiore fiducia da parte degli investitori. E proprio in mattina il Conference Board ha comunicato il dato sulla fiducia dei consumatori di settembre, rivelatosi superiore alle attese, ma in calo rispetto al mese di agosto.
L’indicatore e’ riuscito tuttavia a frenare le vendite che inizialmente si erano abbattute sugli indici Usa, complici anche alcune voci di mercato positive, relative al colosso dei chip Intel (INTC – Nasdaq). A sostenere il Nasdaq, anche le notizie confortanti sulla societa’ software Microsoft (MSFT – Nasdaq) e su JDS Uniphase (JDSU – Nasdaq). Positiva anche la nota sui biotech (BTK).
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