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Wall Street: ribassisti al comando, con la scusa Europa

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New York – Wall Street prosegue la giornata di contrattazioni in territorio negativo, sconfortata dalle notizie che sono arrivate sia dal fronte economico che societario.

In chiusura lo S&P 500 scende di 25,14 punti (-2,00%), a quota 1.229,05 punti, mentre il Nasdaq arretra di 61,02 punti (-2,26%), a 2.638,42. In rosso anche il Dow Jones, che perde 207 punti (-1,74%), a 11.706,62.

Preoccupante, in particolare, l’indice sulla fiducia dei consumatori, che ha registrato un vero e proprio scivolone scendendo anche sotto quota 40 punti, e attestandosi a 39,8 punti nel mese di ottobre. Lynn Franco, direttore della divisione di ricerca sui consumi del Conference Board -l’organismo che ha stilato l’indice, ha così affermato: “La fiducia dei consumatori è tornata ai livelli che sono stati visti l’ultima volta durante la recessione del 2008-2009”. Il valore di ottobre corrisponde infatti ai minimi dal marzo del 2009.

I mercati Usa, così come quelli europei, pagano anche la doccia fredda arrivata dall’Europa: la presidenza dell’Unione europea ha confermato infatti che il summit dei ministri finanziari previsto per la giornata di domani, mercoledì 26 ottobre, è stato cancellato. Sia il summit dei capi di governo che quello successivo dei leader dell’Eurozona si svolgeranno invece normalmente.

L’arrivo repentino della notizia ha comunque scosso i mercati, visto che al momento non si conoscono ancora bene le ragioni della cancellazione del meeting dei ministri finanziari. L’Europa continua a mostrare tutta la sua frammentazione, e la velocità con cui cambia le decisioni non è affatto apprezzata dagli investitori, tutt’altro.

A pesare oggi su Wall Street è poi anche l’indice sui prezzi delle case S&P/Case-Shiller 20 city, che ha confermato la crisi del settore immobiliare degli Stati Uniti, segnando ad agosto una flessione peggiore delle stime e pari al 3,8% su base annua.

Dal fronte societario, nel pieno della stagione degli utili, sotto i riflettori gli utili del colosso chimico Du Pont (+0,43%), che nel corso del terzo trimestre sono saliti su base netta del 23%, a $452 milioni, o 48 centesimi per azione, rispetto ai $367 milioni, o 40 centesimi per azione, dello stesso periodo dell’anno precedente. In concomitanza con la pubblicazione del bilancio, Du Pony ha alzato le stime sui profitti, dichiarando di prevedere che l’utile per azione relativo all’intero anno si attesterà tra $3,98 e $4,05 per azione.

Xerox Corp registra maggiori entrate e utili nel terzo trimestre, con la società che ha siglato di recente diversi contratti di outsourcing, e il titolo sale del 3% circa. Tonfo invece per Netflix, la società che gestisce il sito di noleggio film online. Il titolo cede quasi il 40%, dopo che il gruppo ha pubblicato i conti nella tarda serata di ieri, comunicando di attendersi risultati deboli nel corso di questo trimestre. Netflix ritiene infatti che l’utile per azione del quarto trimestre si attesterà all’interno di una forchetta compresa tra 36 e 70 centesimi per azione, su un fatturato di $816-845 milioni. Il consensus prevede invece un attivo per azione più alto, pari a $1,05 per azione, su un giro d’affari di $923,7 milioni. Era dall’agosto del 2010 che il titolo Netflix non veniva scambiato sotto la soglia a quota $100: da segnalare che le quotazioni avevano testato il massimo vicino alla soglia dei $300 nel mese di luglio.

Attesa per i risultati di bilancio di Amazon (-2,60%), che saranno diffusi dopo la fine della sessione di Wall Street.

Il mercato intanto non accoglie positivamente i conti di UPS (-1,79%), che nel terzo trimestre ha riportato utili pari a $1,04 miliardi, o $1,06 per azione, in crescita del 5,1% rispetto ai $991 milioni, o 99 centesimi per azione dello stesso trimestre dell’anno precedente. Il fatturato è aumentato dell’8%, a $13,17 miliardi. Gli analisti di Thomson Reuters avevano predetto un attivo per azione di $1,05 su un fatturato di $13,17 miliardi.

Riflettori puntati anche su 3M, il cui titolo perde il 4,5% dopo che la conglomerata ha reso noto di aver assistito a un lieve calo dei profitti nel corso del terzo trimestre. Gli utili si sono attestati a $1,09 miliardi, o $1,54 per azione, contro i $1,12 miliardi, o $1,55 per azione, del terzo trimestre dello scorso anno. Gli analisti avevano stimato un attivo per azione di $1,61 per azione. Il mercato guarda però soprattutto alla decisione della società di tagliare le stime sulla crescita del fatturato del 2011 a una forchetta compresa tra il 3% e il 4%, contro il precedente outlook di un rialzo compreso tra il 6% e il 7,5%.

“Guardando in avanti, ci sono fattori che indicano che la crescita più lenta perdurerà fino alla fine dell’anno; di conseguenza, stiamo rispondendo alla domanda più debole con una disciplina aggressiva che riguarda la gestione dei costi e delle attività nei paesi avanzati. Allo stesso tempo, siamo bullish su molte economie in via di sviluppo”, ha dichiarato 3M.

Intanto sul fronte valutario, l’euro l’euro torna a perdere terreno, scendendo a $1,3907. Il rapporto euro/yen è a JPY 105,80, mentre contro il franco svizzero la moneta unica scende a CHF 1,2211.

Sul fronte delle commodities, i futures sul petrolio mettono a segno un rally di quasi il 3%, a $93,17 al barile, mentre le quotazioni dell’oro tornano sopra $1.700 a $1.700,40 l’oncia.