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WALL STREET RIALZA LA TESTA, C’E’ LA REAZIONE

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Buona reazione degli indici americani al crollo registrato in avvio di settimana, costato $1.2 trilioni in capitalizzazione. Grazie ad un crescente ottimismo sull’approvazione di un piano di salvataggio simile a quello bocciato lunedi’ dal Parlamento Usa, sul mercato azionario sono tornati a prevalere con forza gli acquisti che hanno permesso ai listini di recuperare parte del terreno ceduto nella seduta precedente. Il Dow Jones ha guadagnato il 4.68% a 10850, l’S&P500 il 5.29% a 1164, il Nasdaq e’ avanzato del 4.97% a 2082. Settembre si conferma pero’ il peggior mese dell’anno, con la piu’ brutta performance dal 2001: l’indice industriale e l’S&P500 lasciano sul terreno il 10%, il Composite perde il 13%.

A guidare il rialzo giornaliero e’ stato ovviamente l’intero comparto finanziario, in quanto maggiormente sensibile all’evolversi della situazione. Tra i colossi del settore, Citigroup e’ avanzato del 19%, JP Morgan ha guadagnato il 14%, +12% per Bank of America.

“Il mercato e’ fiducioso sul fatto che qualcosa di positivo accadra’” ha affermato John Carey, money manager di Pioneer Investment Management. La votazione sul programma (rivisto) di salvataggio dovrebbe tenersi giovedi’ prossimo e le ultime dichiarazioni giunte da entrambe le parti politiche lasciano presagire l’ok finale al piano.

Anche oggi, prima dell’apertura delle borse, il presidente Bush e’ intervenuto nuovamente in diretta televisiva il per ribadire l’urgenza di approvare il piano il prima possibile per evitare un inasprimento della crisi che ha messo in ginocchio il settore finanziario. Simili sollecitazioni sono giunte dal segretario al Tesoro Paulson, mentre i due candidati presidenziali John McCain (repubblicano) e Barack Obama (democratico) hanno invitato il Congresso a riprendere con immediatezza i lavori sul piano.

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“E’ sicuramente facile puntare il dito contro i Ceo e gli speculatori di Wall Street, ma quando le societa’ inizieranno ad avere difficolta’ nell’ottenimento dei prestiti allora le prospettive di crescita saranno a richio. A quel punto la crisi causera’ perdita di posti di lavoro ed un ulteriore rallentamento dell’economia” ha affermato Jim Dunigan, managing executive of investments di PNC Wealth Management.

Nel frattempo restano ancora altissime le tensioni sul mercato monetario. Nelle ultime 24 ore il LIBOR (il tasso relativo ai prestiti interbancari tra gli istituti di credito) e’ schizzato dal 2.56% a 6.88%, nuovo massimo storico: negli Stati Uniti il credito resta pertanto congelato e cio’ solleva forti preoccupazioni su un brusco rallentamento degli investimenti aziendali e, di conseguenza, dei consumi delle famiglie americane. L’incertezza della situazione ha spinto gli operatori perfino a scontare anche un taglio
dei tassi d’interesse nel meeting di fine ottobre di 50 punti base.

Note negative sono emerse dal settore immobiliare, mentre si sono attestati a livelli migliori del consensus il Chicago PMI (seppur in calo) e la fiducia dei consumatori (cresciuta a sorpresa).

Sugli altri mercati, in buon recupero il petrolio: i futures con consegna novembre hanno guadagnato $4.27 a $100.64 al barile. Sul valutario, in netto calo l’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di martedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.4070. In ribasso l’oro. I futures con consegna dicembre sul metallo prezioso hanno perso $13.60 a $880.80 l’oncia. Negativi infine i Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 3.8270% dal 3.6320%. di lunedi’.

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