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Wall Street respinta indietro dalla forza del dollaro

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Nonostante i risultati migliori del previsto giunti dal fronte del lavoro gli indici azionari degli Stati Uniti non riescono a mantenere i rialzi visti nella prima parte della mattinata. I guadagni si sono infatti annullati con il passare degli scambi e al momento la seduta e’ a rischio: tutti e tre i panieri principali sono scivolati in rosso.

A pesare e’ il rafforzamento del dollaro con l’euro che e’ scivolato sotto quota $1.32. Il passaggio del Dollar Index in territorio negativo aveva contribuito alla buona partenza dei listini. Intanto i Treasury si rendono protagonista di una rimonta dopo la peggiore due giorni dai tempi del crack di Lehman Brothers.

In particolare sono richiesti i titoli a lunga scadenza (7 e 10 anni), proprio gli asset piu’ colpiti dalle vendite nelle ultime sedute, come conseguenza dei timori per la stabilita’ finanziaria suscitati dal compromesso raggiunto da Obama e repubblicani sul rinnovo delle agevolazioni fiscali dell’era Bush. Il rendimento sul decennale e’ tornato in area 3.20% dopo aver toccato i massimi di sei mesi di circa 3.33%.

In ambito societario non ci sono molte notizie, mentre una manciata di societa’ ha riportato conti fiscali contrastanti. La paura di un contagio della crisi del debito sovrano in Europa non se ne e’ andata dai mercati, anche se le piazze finanziarie del Vecchio Continente resistono in positivo nonostante il declassamento degli analisti di Fitch del rating sul credito irlandese.

Nel frattempo gli investitori non perdono di vista i prossimi sviluppi di politica monetaria in Cina, dove e’ atteso gia’ da domani un probabile innalzamento dei tassi di interesse.

Dopo che e’ stato raggiunto un compromesso tra Obama e repubblicani sul rinnovo dei tagli fiscali per altri due anni, sono cresciuti i timori circa le dimensioni del deficit fiscale americano. Al contempo e’ cresciuto l’appeal degli asset piu’ rischiosi, come i titoli azionari. In settimana i Treasury sono stati colpiti dalla peggiore due giorni dal crack di Lehamn Brothers, con i rendimenti che sono saliti nettamente. Il rialzo dei rendimenti visto di recente e’ un segnale positivo per il futuro economico della nazione, secondo quanto riferito alla CNBC da Dennis Gartman, fondatore di Gartman Letter.

Nell’ultima settimana le richieste di sussidio di disoccupazione settimanale sono calate piu’ del previsto, suggerendo che la situazione del mercato del lavoro e’ in via di miglioramento. Sempre sul fronte macro le scorte di magazzino di ottobre sono cresciute ancora, piu’ del previsto. Infine si verranno a sapere i numeri del bilancio fiscale.

Fuori dal paniere principale, i titoli della societa’ cinese di video online Youku.com, che si auto promuove come la Youtube della Cina, e quelli di Dangdang (che si fa chiamare l’Amazon di Pechino), continuano a correre. Ieri i titoli YOKU si sono resi protagonisti della migliore prova giornaliera dell’anno per un gruppo al debutto in Borsa.

In Europa le borse hanno chiuso per lo piu’ positive aiutate dai guadagni dell’azienda tecnologica oldandese ASML, che ha rivisto al rialzo le stime sul quarto trimestre, e altri titoli legati al settore dei semiconduttori. Bene anche i finanziari. Deboli invece le case automobilistiche, che compromettono la performance del DAX tedesco (-0.13%), inferiore a quella delle altre piazze finanziarie. Lo Stoxx 50 ha guadagnato lo 0.8%, Londra lo 0.11%, Parigi lo 0.68%.

Questo nonostante il nuovo colpo di scure per l’Irlanda. Fitch ne ha abbassato il rating a lungo termine issuer default in valuta locale ed estera a “BBB+” dal precedente “A+” con outlook stabile. Scudisciata anche al rating issuer default a breve termine in valuta estera, che passa a “F2” da “F1”.

Il downgrade, ha spiegato Fitch in una nota, riflette i costi aggiuntivi per ristrutturare e supportare il sistema bancario, le incerte prospettive sul futuro dell’economia a causa dell’intensificarsi della crisi finanziaria e le minori possibilità di accedere al mercato a costi sostenibili. Pesa inoltre l’attuale deterioramento delle finanze pubbliche.