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Wall Street: raffica di vendite. Anche a New York, peggior trimestre dal 2008

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New York – Wall Street ha chiuso in deciso calo spinta al ribasso dalle continue preoccupazioni per l’Eurozona, il possibile default della Grecia e l’abbassamento del rating del debito Usa. Il Dow Jones ha perso il 2,16% a quota 10913,38; il Nasdaq ha ceduto il 2,63% a 2415,40 punti. Per Wall Street si tratta del peggiore trimestre dal picco della crisi nel 2008, cioe’ da quando è iniziata la crisi del credito. Il Dow Jones ha ceduto il 12%, il trimestre peggiore dai primi tre mesi del 2009. Per Nasdaq e S&P è il trimestre peggiore dal quarto periodo del 2008, con cali rispettivamente del 12 e 14%.

Le vendite – seppure piu’ contenute dell’avvio – sono generalizzate e non risparmiano nessuno: tutti e 30 gli indici settoriali scambiano in rosso. Il dollaro avanza sulla moneta unica, a sua volta penalizzata dai dubbi circa la crisi del debito dell’area euro.

In Usa la fiducia dei consumatori e’ cresciuta piu’ delle attese in settembre e anche l’indice PMI di Chicago ha fatto meglio del previsto. Preoccupa pero’ quanto rilevato dall’associazione dei manager responsabili degli ordini di acquisto del settore manifatturiero Usa.

E’ stata riscontrata un “incredibile e inaspettato balzo dell’inflazione di un prodotto, i pezzi di ricambio, che compriamo dall’Europa. L’incremento e’ tale, del 400%, che pensavamo ci fosse stato un errore. Non e’ dovuto alle variazioni sui tassi di cambio dal momento che paghiamo in euro. I fornitori dicono che non riescono piu’ ad assorbire i costi”.

Sui corsi azionari gravano i report arrivati dalla Cina e dalla Germania, che aggiungono pressioni sullo stato di salute dell’economia globale. I dati Usa non hanno avvuto un particolare impatto. Sotto di 5 punti base i rendimenti dei Treasury a 10 anni, all’1,945%.

Il mercato non ha infatti subito scossoni dopo la pubblicazione degli ultimi dati macro. Nessuna sorpresa particolare dal reddito, che e’ calato dello 0,1% in agosto contro le attese per un incremento della stessa portata. Le spese al consumo sono cresciute dello 0,2% come previsto. Tuttavia il rialzo non si puo’ paragonare con il +0,8% del mese precedente.

A livello di blue chip, le vendite sono piu’ pesanti della media su Caterpillar, Exxon, American Express, Jp Morgan, Bank of America e Morgan Stanley. Quest’ultima paga i timori circa la sua esposizione al debito dell’area euro.

In Cina, l’indicatore sull’attività manifatturiera ha registrato una contrazione per il terzo mese di fila, la scia più lunga sin dal 2009, con in calo nuovi ordini e domanda di esportazioni. L’indice stilato da HSBC si è attestato a 49,9, come ad agosto, meglio comunque rispetto a luglio e rispetto al dato preliminare pubblicato la scorsa settimana, che segnava 49,4.

In calo le vendite al dettaglio ad agosto in Germania, la variazione negativa piu’ accentuata in quattro anni: i timori sull’evolversi della crisi in Europa riducono la fiducia dei consumatori. La variazione su base mensile è stata -2,9%, molto peggio del consensus raccolto da Bloomberg (-0,5%).

Caterpillar, la più grande società nei mezzi per costruzione e per le attività minerarie, perde circa lo 0,6%. JPMorgan Chase & Co. cede lo 0,4% circa, mentre Bank of America Corp scende dell’1,6%. Anche il greggio in calo sul trimestre, ai massimi dal 2008, porta il titolo Exxon sotto dell’1%.

Tra le commodities in calo gli energetici e i metalli industriali. In leggero rialzo l’oro. I futures sul greggio Wti sono in ribasso a $80,84 al barile. Il calo e’ del 10% da lunedi’ a oggi. Dopo una pausa in territorio negativo, ritorna in rialzo il metallo giallo, a $1.623,9 l’oncia.

Nel valutario prosegue il calo della moneta unica e scambia contro il dollaro americano a $1,3435 (-1%). Euro sotto anche contro lo yen giapponese, a ÂĄ103,76 (-0,57%), contro il franco svizzero, a CHF 1,2163 (-0,23%), e contro la sterlina inglese, a GBP 0,8660 (-0,45%). Dollaro/yen a ÂĄ76,91 (+0,13%).